Dio è sempre alla nostra porta

I lettura: Isaia 61,1-2.10-11;

II lettura: 1Tessalonicesi 5,16-24;

Vangelo: Giovanni 1,6-8.19-28

Ogni automobilista sa bene che si viaggia più veloci su una strada diritta che non su una tutta curve e tornanti. Quando vede davanti a sé una bella strada diritta, è sempre tentato di calcare sull’acceleratore, specie se non vede l’ora di arrivare a destinazione. Su una strada che è tutta curve e tornanti, invece, solo un pazzo o uno sprovveduto si permette di correre.

Dio, il Signore, non è né pazzo né sprovveduto: è colui che ci ama, e per questo non vede l’ora di venirci incontro. Anche lui probabilmente vorrebbe correre, ma per poter correre la strada deve essere diritta. Che senso avrebbe altrimenti l’invito ripetuto in queste domeniche d’Avvento “rendete dritta la via del Signore”? Equivale a dire: “Non costringete Dio a rallentare su una strada che è tutta curve, buche e ostacoli… Egli non vede l’ora di potersi incontrare con voi!”.

A questo punto però non si pensi che il momento dell’incontro sarà senz’altro e solo il 25 dicembre. Il Natale, fra pochi giorni ormai, viene e poi passa. Dio invece viene sempre, è la sua specialità, tant’è vero che lo dice lui stesso: “Io sono colui che è, che era e che VIENE…” (Apocalisse 1,8). Vorrebbe trovare sempre più “spazio” nella nostra considerazione, non per far da padrone, ma per riempirci la vita di luce, di sapore, di gioia: sì, proprio di gioia (parola questa che al giorno d’oggi proviamo perfino pudore a pronunciare, confinandola nel vocabolario dei poeti o degli ingenui!). No, il Signore è il Dio della gioia, tanto che là dove può entrare la reca in abbondanza; e se noi non sappiamo cosa sia la gioia è perché gli abbiamo riservato uno stretto spiraglio anziché un’apertura generosa e accogliente. Allora succede come con il sole quando il cielo è coperto da nubi: ogni tanto sì, s’apre uno squarcio e filtra un raggio di luce, ma poi scompare perché le nubi tornano dense e quello squarcio si richiude.

Con quanta ansia attende Dio di poter entrare nella vita dei suoi figli per riempirla di luce, di sapore, di gioia! E quante occasioni abbiamo per lasciarlo entrare, se solo non fossimo così distratti da non accorgerci tutte le volte che ci passa accanto e bussa alla porta! Sì, è una constatazione realistica ma doverosa: Dio ci viene incontro in un’infinità di occasioni ma… o è costretto a tirar dritto senza poter entrare … oppure, per bene che vada, lo facciamo aspettare alla porta: come un ambulante, o un accattone (che prima se ne va, meglio è).

Vorrei sfatare un’idea che, se non è sbagliata, è certamente molto imprecisa e povera: l’Avvento non ci è dato anzitutto per prepararci al Natale. L’Avvento è un tempo di tirocinio per imparare ad accorgersi di Dio che viene – sempre – e per poterlo accogliere come si deve. Un tirocinio verso la luce e la gioia è l’Avvento. Sì, ma … come si fa ad accorgersi del Signore che bussa alla porta?

Lasciamocelo dire da san Paolo (è la seconda lettura di questa prossima domenica). Ai cristiani di Tessalonica, e oggi a noi, rivolge questa esortazione: “Siate sempre lieti” ( si noti: non dice “siate euforici”, ma “lieti”). La letizia è quella gioia intima e silenziosa che si prova quando si attende qualcuno che si ama e si sa che arriverà di certo.

Poi continua: “Pregate ininterrottamente”… Ma come? Con tutte le cose che ci son da fare? Senz’altro prega ininterrottamente quel tale che in ogni azione, o almeno ad ogni inizio di giornata, sa dire: “Signore, quello che sto per fare lo dono a te: prendilo, come segno di affetto da parte mia!”. A quel punto viene da sé che, ciò che si farà, si cercherà di farlo bene.

“Non spegnete lo Spirito – esorta ancora Paolo – non disprezzate le profezie”. Sì, perché c’è del buono attorno a voi: nelle persone, nelle idee degli altri (anche se sono diverse dalle vostre), nelle iniziative che tanti gruppi o associazioni mettono in cantiere, nella cultura dei nostri giorni… E prestate attenzione ai profeti, ma quelli veri, quelli che denunciano le disonestà, le ingiustizie, i soprusi, ma non fanno perdere la speranza, anzi, la ravvivano.

“Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono” insiste l’Apostolo. Il mondo in cui viviamo è complesso: è da ingenui prendere tutto per buono, ma è da sciocchi prendere tutto per marcio. No, occorre “vagliare”: con calma, con prudenza, senza essere precipitosi. E chi ci aiuterà a distinguere con saggezza? Il nostro criterio di discernimento è la Parola del Signore, il vangelo.

Paolo poi aggiunge ancora: “Tenetevi lontani da ogni specie di male”. Sì, c’è il male, lo sappiamo: ma che non ci sia anche la nostra firma su di esso. Che non si debbano scorgere le nostre orme lì dove si progetta e si fa il male.

Ecco cosa vuol dire “essere vigilanti”. Ecco come si diventa sensibili al passaggio del Signore allorché viene e bussa alla nostra porta.

Chi fa suo questo “codice della strada”, fa di tutta la sua esistenza una strada diritta, sulla quale il Signore può venire speditamente, senza dover rallentare per via di buche, curve e tornanti.

Non accontentiamoci, pertanto, di pensare agli auguri di Natale. Preoccupiamoci piuttosto di raddrizzare la via del Signore nella nostra vita.

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