Funerale musulmano per cinque immigrati

Il funerale, uno dei primi con rito musulmano, celebrato al cimitero di Trento. Foto © Gianni Zotta
Accadde nella notte fra il 17 e il 18 marzo 1993, a Trento, nel maso Visintainer, un edificio di là dall’Adige, fra l’Italcementi e Villa San Nicolò di Ravina. Da qualche tempo vi si erano insediate, abusivamente, sedici famiglie di immigrati dal Kosovo. Molte donne e bambini, qualche uomo. La maggior parte di loro dediti all’accattonaggio, cosa che aveva fatto insorgere i cosiddetti benpensanti. I giornali e la RAI documentarono le condizioni di vita precarie di questi gruppi, peraltro aiutati da alcuni volontari legati al punto d’Incontro di don Dante Clauser. Ebbene, quella notte di metà marzo, l’incendio del maso appiccato per vendetta da un kosovaro che era stato allontanato dal gruppo, causò la morte per asfissia di cinque immigrati che stavano dormendo. Altri 83 kosovari che avevano trovato rifugio nel maso si salvarono e per loro fu trovata una nuova sistemazione.

La tragica morte dei cinque immigrati suscitò commozione e sdegno. Il funerale, uno dei primi con rito musulmano, fu celebrato al cimitero di Trento (presenti, come prescritto, soltanto gli uomini) dall’iman Aboulkeir Breigheche, medico di famiglia a Mezzocorona, punto di riferimento della comunità islamica che proprio in quegli anni si andava formando anche in Trentino.

Se nel 1987 gli immigrati stranieri in provincia di Trento erano circa tremila, dieci anni dopo avevano raggiunto le diecimila unità, per diventare oltre 56mila nel 2016.

Per i defunti di religione musulmana, al cimitero di Trento e non senza qualche polemica di stampo leghista, fu ricavato uno spazio, delimitato da una siepe. Sono già una quarantina le tombe di devoti dell’Islam rivolte in direzione della Mecca, la città santa dei fedeli di Allah .

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