Papa Francesco per Pasqua: “Cessate il fuoco e si presti aiuto a chi aspira alla pace!”

Foto SIR/Marco Calvarese

Cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira a un futuro di pace!”. È l’appello accorato rivolto alle parti coinvolte nel conflitto in Terra Santa nel messaggio pasquale letto da mons. Diego Ravelli. Papa Francesco si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni per il tradizionale Urbi et Orbi, la benedizione alla città e al mondo, nel giorno di Pasqua. Il pontefice ha incaricato di leggere il suo messaggio proprio Ravelli.  “Sono vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele – ha detto il Papa – così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese”.

Ha denunciato la “drammatica e ignobile situazione umanitaria” nella Striscia di Gaza e ha espresso preoccupazione per “il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo”.

Francesco ha poi invitato a pregare per Siria e Libano, per il popolo dello Yemen e per il Myanmar colpito dal terremoto: “Ringraziamo di cuore tutti i generosi volontari che svolgono le attività di soccorso”. Ha ricordato “le popolazioni africane vittime di violenze e conflitti, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan e Sud Sudan”, auspicando riconciliazione in Caucaso, Balcani e Ucraina. “Sono queste le ‘armi’ della pace – ha concluso –: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte”.

SULL’UCRAINA

“Cristo Risorto effonda il dono pasquale della pace sulla martoriata Ucraina”. Con queste parole, nel messaggio letto da mons. Diego Ravelli, Papa Francesco ha rinnovato la sua vicinanza al popolo ucraino, duramente colpito dalla guerra. “Incoraggi tutti gli attori coinvolti – ha aggiunto – a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura”. Francesco ha fatto appello alla comunità internazionale affinché non si rassegni al conflitto: “La Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”. In un contesto segnato da distruzione e sofferenza, il Papa ha ribadito che “nessuna pace è possibile laddove non c’è rispetto delle opinioni altrui e delle libertà fondamentali”. E ha concluso: “Affidiamoci a Lui che solo può far nuove tutte le cose”.

SUL DIRITTO UMANITARIO

“Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità”. È uno dei passaggi centrali del messaggio pasquale letto da mons. Diego Ravelli, in cui Papa Francesco ha rivolto numerosi appelli per la pace. “Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola”, ha ammonito. Ha chiesto il disarmo: “L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”. E ha invocato: “La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche”. Francesco ha chiesto a chi ha responsabilità politiche “di non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse per aiutare i bisognosi, combattere la fame e promuovere lo sviluppo”. E ha lanciato un appello: “In quest’anno giubilare, la Pasqua sia occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici”.

SULLA SPERANZA GIUBILARE

“Con Te, o Signore, tutto è nuovo. Con Te, tutto ricomincia”. Si conclude così l’omelia preparata da Papa Francesco per la celebrazione pasquale sul sagrato della Basilica Vaticana, letta dal card. Angelo Comastri alla presenza di migliaia di pellegrini giunti per le festività e per il Giubileo. “Possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo”, afferma il Papa, “perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo”. Il Giubileo, osserva, “ci chiama a rinnovare in noi il dono di questa speranza, a immergere in essa le nostre sofferenze e le nostre inquietudini”. Francesco invoca: “Scrostaci, o Dio, la triste polvere dell’abitudine, della stanchezza e del disincanto; dacci la gioia di svegliarci, ogni mattino, con occhi stupiti per vedere gli inediti colori di quel mattino”. “Tutto è nuovo, Signore, e niente ripetuto, niente vecchio”, scrive il Papa citando don Angelo Zarri. E aggiunge con le parole di Henri de Lubac: “Il cristianesimo è Cristo. No, veramente, non c’è nient’altro che questo. In Cristo noi abbiamo tutto”.

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