Zachete

Za che te sei en pension, lavora!

“Zachete”: termine non ancora di uso mondiale bensì semplicemente triveneto. Delle “Tre Venezie” diceva il Fascio.

Non è un sostantivo, aggettivo, verbo, avverbio o esclamazione.

Non è una parola magica, una formula propiziatoria, un esorcismo.

E’ un impasto, una coercizione a ripetere, una captatio benevolentiae, un abbandonarsi alla quiete.

Per se stessi appare una scorciatoia.

Verso gli altri uno sperato impulso energetico.

Una bella furbata, tutto sommato.

Za che te sei en pè, te poderesi portarme quel pac!

za che te sei zoven, fa’ na corsa!

za che te sei na dona, neta!

za che te l’hai fat sempre, continua ti a farlo.

za che te sei l’unico bon a farlo, toca a ti!

“Se è prudente ci guidi, se è dotto ci insegni, se è santo preghi per noi”, diceva Tommaso D’Aquino.

za che te l’hai avuda sta idea, penseghe ti!

za che te sei nero…

za che te sei foresto…

za che te ghai bisogn…

za che te sei en anticipo…

za che te sei drio…

za che te sei DIO Onnipotente, rendete utile

Onnisciente, trovame el bandolo

Giudice, dame reson

Giusto, daghe na lezion

Creatore, copeli!

Salvatore, meti a posto el mondo

Padre, perché te me lassi soffrir?

Padre che te scruti el cor de tuti, sera n’ocio su de mi!

Fiol de Dio, vei zo da la cros e fate sentir!

Fiol de Dio, fame vegnir zo da la cros!

Di fonte alla miriade di nostri e miei zachete pesanti di egoismo Lui ne ha uno solo, leggero e finora non ha saputo trovarne un secondo e neppure uno migliore:

Za che te amo, accogli il mio Amore.

vitaTrentina

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