La Val di Gresta, l’orto del Trentino

1980. Un uomo nel suo campo a S. Felice in Val di Gresta. Foto © Gianni Zotta
In principio fu la “mostra mercato dei prodotti ortofrutticoli della Val di Gresta”. Era l’autunno del 1971. “Vita trentina” titolò: “Carote e patate, petrolio della Val di Gresta”. A Pannone furono convocati i giornalisti, l’assessore provinciale Sergio Matuella illustrò il piano di sviluppo rurale, si fece una grande festa perché i contadini della valle avevano avviato un recupero di campi e di prati che rischiavano l’abbandono (nella foto, S. Felice, 1980).Tuttavia, dopo anni entusiasmanti e con buon ritorno economico e di immagine, nell’ultimo decennio numerosi appezzamenti sono tornati incolti. Mancano soprattutto i giovani rincalzi, anche se, 45 anni dopo la prima edizione della mostra, assieme all’agricoltura integrata si sta imponendo la coltivazione biologica degli ortaggi: cavoli cappucci, radicchio, patate, verze, cipolle e fagioli. La superficie dedicata alla produzione di ortaggi è di 184 ettari. Ogni anno in questa zona si producono 20mila quintali di ortaggi a foglia.

Peraltro, grazie alla rassegna orticola, la Val di Gresta (un tempo chiamata Val di Gardumo) è uscita dall’anonimato delle valli periferiche. Ogni anno, da 45 anni, tra settembre e ottobre, la Val di Gresta diventa la dispensa dei Trentini. “Dal campo alla dispensa”, infatti, era lo slogan della manifestazione d’esordio.

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