La misericordia e l’inferno

Caro Pier,

leggo volentieri i tuoi pensieri su VT. Vorrei porti questa domanda: Dio infinitamente buono e misericordioso, come è possibile che abbia creato l’inferno? Andate al fuoco eterno… quell’eterno mi fa tremare. Qualche settimana fa si leggeva nel Vangelo della porta stretta e della difficoltà di entrare nel Regno…

Fabio

Caro Fabio,

io appartengo alla generazione successiva alla tua, ma grazie ai racconti dei miei genitori posso capire, almeno un poco, l’atmosfera che si respirava quando eri giovane, quando cioè molta parte della dottrina cattolica era incentrata sul terrore dell’inferno. I miei coetanei si sono liberati da questo senso di angoscia, sostituendolo però con l’idea di avere sempre ragione, di fare senza Dio oppure di costruirsi una propria religione edulcorata, priva di grandi impegni. Ho già parlato parecchie volte di questo rovesciamento di prospettiva, avvenuto per di più nel giro di pochi decenni. Ora regna la confusione.

Penso che per chiarire almeno qualcosa su questo tema così importante, bisogna rifarsi al messaggio complessivo della Bibbia, non soltanto a qualche versetto. Nella storia della salvezza, cioè del rapporto dell’uomo con Dio, c’è un’evoluzione, una progressiva comprensione del mistero. All’inizio Dio si rivela al popolo di Israele come liberatore e quindi come controparte di un’alleanza basata su reciproche promesse: se Israele seguirà la via indicata dal Signore, allora Dio lo accompagnerà e lo proteggerà per sempre. Altrimenti quel patto si romperà.

Ugualmente il popolo trasgredisce, non si incammina sulla strada della giustizia, anzi molto spesso si allontana dal Signore. Per questo va in rovina: l’esilio di Babilonia segna un punto di rottura. Tuttavia accade l’impensabile. Secondo un comportamento normale per gli uomini, Dio avrebbe dovuto dimenticarsi di Israele: invece ricomincia da capo, perdona tutto gratuitamente, continua ad amare il popolo più di prima, crea la giustizia dove c’era l’ingiustizia! Questa è l’infinita bontà di Dio, in Cristo portata alle estreme conseguenze.

Se Dio fosse un giudice che si limitasse a prendere la bilancia e a soppesare peccati e virtù per poi dare assoluzioni o condanne, sarebbe un povero Dio perché dovrebbe sottostare a una legge superiore a lui stesso. Per gli antichi greci era così: il Fato era superiore a Giove che si limitava a eseguire decisioni prese altrove, secondo gli imperscrutabili disegni della Necessità. Il Dio della Bibbia invece crea la giustizia dove c’è l’ingiustizia, la vita dove c’è la morte! Questa è la sua forza. Dio cerca i peccatori, vuol bene di più al figlio ribelle che a quello fedele, retribuisce i lavoratori con lo stesso salario a prescindere dalle loro ore effettive di lavoro… Ma che logica è questa? È la logica della misericordia.

Impressiona vedere come anche qualche fedelissimo cristiano che, come il fariseo, frequenta i primi banchi delle chiese, si scandalizzi per un eccesso di misericordia, da parte di Dio o da parte del Papa. E tutto questo avviene proprio nell’anno giubilare che si chiude questa settimana. Molti preferiscono un’altra visione, quella di un Dio vendicativo e terribile (magari con chi non la pensa come loro), così desideroso di vedere soffrire gli uomini addirittura da creare un inferno eterno, condannando volentieri alla morte. No, caro Fabio, questo non è il Dio cristiano. E non devi neppure credere a un inferno immaginato da chi non comprende la volontà salvifica di Dio.

Dal punto di vista teologico l’inferno è una verità di fede, benché nel corso dei secoli la riflessione della Chiesa sia molto variegata a proposito. Le immaginifiche descrizioni dantesche lasciano ora il posto a concezioni più astratte e concettuali: l’inferno come un esilio autoimposto da noi stessi, come una perenne lontananza da Dio, una irredimibile incapacità di amare. Un inferno freddo e vuoto. Tuttavia si sta anche riabilitando l’idea di Origene, giudicata nel V secolo come non ortodossa, ma sicuramente meno problematica di un Dio buono che vuole l’inferno. Secondo Origene, alla fine della storia, ci sarà una reintegrazione della visione originaria di Dio, la risurrezione dei giusti, mentre i malvagi scompariranno, perché il male non esisterà semplicemente più. Questa sarà la vittoria di Dio.

Certamente anche Gesù usa parole molto forti nell’indicare la via della salvezza. Ma le sue parole sono soprattutto rivolte a noi per spronarci ad accogliere la sua parola, non sono gli articoli del Codice penale mediante i quali si decretano le sentenze. Gesù è venuto per liberare, per annunciare la buona novella del Regno, per riconciliarci con Dio. Ricordiamocelo sempre.

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina