Il fattore umano/1

“Prepararsi all’impatto”: è la battuta drammatica della scena clou del 36° film dell’86enne Clint Eastwood, ispirato ad un fatto di cronaca del 15 gennaio 2009, quando il pilota sessantacinquenne Chelsey Sullemberger, “Sully” appunto, dopo sei minuti dal decollo fu costretto ad un ammaraggio d’emergenza sul fiume Hudson.

Sully, dunque, considerate queste premesse, era un film difficile da spettacolarizzare; Eastwood, però, riesce non solo ad attivare suspense e azione su un fatto di cui si conosce già il finale, ma anche a rendere lo spessore umano di questa vicenda che coinvolge un uomo qualunque.

Sully-Hanks (del resto, chi meglio di Tom Hanks poteva interpretare questo ruolo che è quasi un naturale proseguimento dell’avvocato del Ponte delle Spie?), decolla da New York, ma dopo soli pochi minuti è costretto a virare a causa di un bird strikes che mette fuori uso tutte e due i motori. L’aeroporto è troppo distante, così il capitano seguendo il suo istinto e la sua esperienza umana finisce per ammarare sul fiume Hudson. E’ un miracolo nelle mani di un uomo: l’impresa riesce e tutti i passeggeri e il personale di bordo, 155 persone in tutto, si salvano.

Sully diventa un eroe mediatico viene invitato anche al Letterman Show, nel contempo però dovrà sostenere un processo di fronte al National Transportation Safety Board che lo mette sotto accusa cercando di dimostrare, con simulazioni al computer, quanto l’ammaraggio sull’Hudson abbia messo a repentaglio la vita dei passeggeri.

Preso d’assalto dai media che si appropriano morbosamente della vicenda, Sully è assalito da dubbi, ma così come è riuscito a salvare 155 vite umane, compresa la sua, in volo, così riesce a salvarsi anche dall’attacco tecnologico, dimostrando al processo quanto le simulazioni al computer non siano affatto attendibili, perché non contemplano il “fattore umano”.

Ed è proprio il fattore umano che fa la differenza ed è il fulcro tematico del film e della filosofia di Eastwood, che a oltre ottant’anni dirige ancora film eleganti e sobri in cui la profondità umana dei suoi personaggi è di forte impatto emotivo. Il capitano, infatti, deve salvare delle vite e ha pochi secondi per agire: nessun computer può essere programmato in questo modo, nessuna simulazione potrà mai prendere in considerazione le variabili umane della vicenda.

E così Sully è l’ennesimo uomo comune che diventa eroe, filo conduttore di tutto il cinema di Eastwood che fin da Million dollar baby, passando da Gran Torino mette in scena con toni molto asciutti l’uomo, il padre, l’amico, l’allenatore di boxe, il cowboy americano pronto a morire per la patria e per salvare gli altri.

Certo non è un documentario e molti dei personaggi di contorno sono solo abbozzati; mentre tutto il film ruota intorno al capitano Sully-Hanks e regala un po’ di speranza ed entusiasmo in un momento storico, a pensarci bene, di grande sconforto.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina