Lo spunto
Il centrodestra non sfonda nei capoluoghi di provincia affacciati lungo le autostrade del Nordest, dove pure dominano i partiti che sostengono il governo Meloni. Dopo le venete Verona, Vicenza e Padova anche Trento e in parte Bolzano confermano le difficoltà di FdI, Lega e FI di promuovere classi dirigenti locali nei centri urbani ad alto tasso di scolarizzazione.
Giampaolo Visetti
(La Repubblica, 5 maggio 2025)
Nella prima domenica di maggio, in una giornata di sole che ha accolto i cittadini nei seggi elettorali ed i visitatori nelle piazze per il Filmfestival (con Montagna Libri e il Parco dei mestieri) Trento ha confermato sindaco direttamente al primo turno Franco Ianeselli che già nella scorsa elezione era stato eletto all’incarico. Dalle urne esce un voto di sostanziale stabilità, ma importante perché ha dimostrato che Trento vuole continuare ad essere guidata, nella sua convivenza e nei suoi problemi, con lo stile attento e sobrio che la caratterizza, senza strappi e misure gridate. Da questo punto di vista ottenere la riconferma non è stato facile per Ianeselli e averla ottenuta, anche ribadendo la “tradizionale” (e a volte penalizzante) controtendenza rispetto alle forze che detengono la maggioranza in Provincia, vale come un doppio segno politico. Di successo personale e di metodo da seguire.
La passata Giunta Ianeselli, infatti, non si è nascosta dall’affrontare scelte difficili nel suo percorso, non ha mancato di prendere decisioni che hanno provocato anche aree di malumore e dubbi. Basti pensare al by-pass ferroviario o alla fase finale della raccolta dei rifiuti, alla vivibilità o ai costi prevedibili che ricadranno su Trentino Trasporti con la funivia del Bondone. Di fronte a questi problemi il sindaco s’è dovuto confrontare, politicamente, su due fronti, a destra come a sinistra. La maggioranza ottenuta va considerata quindi “centrista”, nel senso di equilibrio. Anche perché la lettura del voto urbano, con il peso generale e le responsabilità che comporta, non può andare disgiunta da quella del voto valligiano che ha visto confermati radicamenti diversi da quelli cittadini. È pur vero che tutti i Comuni che hanno presentato una sola lista, tranne Cimone, hanno superato il “quorum”, confermando voglia di stabilità (non è poi così facile trovare un bravo sindaco!), ma è anche vero che in centri importanti, fra i quali Pergine e poi Arco e Riva, investiti da crescenti pressioni e scandali di speculazione immobiliare, si dovrà ricorrere al ballottaggio.
L’astensionismo ha fatto un ulteriore passo avanti (ben 11 punti a Trento dove ha votato il 49,93 per cento degli aventi diritto). È questo il problema comune maggiore da affrontare e dovrà farsene carico anche il nuovo Consiglio comunale di Trento che vedrà, fortunatamente, la partecipazione di una larga componente femminile, fatto che costituisce, assieme al rinnovamento del corpo elettorale, una delle componenti più rilevanti del voto.
L’astensionismo merita un’analisi più approfondita di quella relativa a una generica disaffezione per la politica e disinteresse sulle scelte che riguardano la comunità. Nei periodi di crisi la tendenza è a difendere il proprio “particulare” e, di fronte alle minacce di guerra alle porte, i problemi di casa possono apparire marginali. Ma non è così e se da un lato non sembra opportuno chiamare la gente al voto durante i “ponti” di vacanza, dall’altro occorre essere ben consapevoli che votare è cosa diversa dal cliccare un “like” sul telefonino o sul computer. L’impressione è che occorra un’ampia opera di rieducazione al voto, dandogli stabilità, continuità e serietà. Per la nuova Giunta comunale e il nuovo Consiglio i prossimi cinque anni non potranno e non dovranno essere il copia-incolla degli anni passati.
I problemi a Trento non mancano e gli eletti sono certo i primi a saperlo. Occorre definire realisticamente le opere di collegamento ferroviario con il Brennero, il disinquinamento laddove – come è stato dichiarato recentemente in una intervista su “l’Adige” – appare opportuno, oltre che necessario, ma occorre anche coinvolgere di più la popolazione, introdurre eventuali misure di compensazione, servire meglio certi quartieri a nord e a sud che rischiano di diventare dormitori, né paesi, né periferie urbane. Un collegamento tranviario fra nord e sud, è facile anticiparlo, dovrà riproporsi. Un altro problema che bussa alla porta è quello della desertificazione commerciale del centro storico, che non riguarda solo le botteghe, ma il ruolo della città come luogo di incontro della sua gente. L’alto costo degli affitti legato al proliferare delle consegne a domicilio attraverso le ordinazioni in rete, unito all’abnorme numero di centri commerciali lasciato crescere per assediare la cerchia urbana, con l’automobile necessaria per raggiungerli, stanno creando una situazione insostenibile anche sotto il profilo del controllo sociale. Nessuno ha la soluzione in tasca, ma si tratta di un problema prioritario. Così come decisivo risulta essere il contrasto ai vandalismi e alla violenza. Il voto ha detto “no” alla sua strumentalizzazione ed a misure suscettibili di rivolgersi come un boomerang nei confronti della vivibilità cittadina e del rispetto per sé stessi. E certo il Comune non può far tutto da solo. Ma non bastano le telecamere, né le pattuglie che transitano in automobile. Alcune aree (e citiamo le stazioni, Santa Maria …) vanno rese sicure con certezza, come alcuni percorsi pedonali nelle ore serali. Non ci sono soluzioni facili, ma la Giunta comunale sa di poter contare sul consenso e sull’impegno dei cittadini che l’hanno votata.
Un discorso a parte merita Bolzano dove si andrà al ballottaggio fra i due candidati sindaco Corrarati (destre) e Andriollo (centro-sinistra). La scelta della Svp apre a sviluppi oggi imprevedibili ed è bene che Trento la segua direttamente e attentamente per le ricadute che si potranno avere sull’autonomia.