Con Francesco gustiamo la gioia dell’amore

Nei messaggi che ci siamo recentemente scambiati  noi “synod friends” (le famiglie che hanno vissuto insieme le tre settimane del Sinodo ordinario di ottobre) c’era grande trepidazione e gratitudine per questo documento di Papa Francesco che raccoglie e organizza il lungo lavoro sui temi della famiglia.  

È proprio  Amoris laetitia, la gioia dell’amore, il filo rosso che ci guida attraverso l’ascolto attento delle situazioni concrete delle famiglie, tenendo «i piedi per terra» (6), per svelare il tesoro di bellezza e felicità presente nelle relazioni familiari e nel matrimonio, che va costruito con un lavoro «artigianale» (221).

L’esortazione pubblicata venerdì 8 aprile racconta la famiglia con parole che scaldano il cuore, riconducendo all’essenziale con uno sguardo di  benevolenza. La famiglia è nel cuore di Dio e racchiude un messaggio di speranza in un tempo nel quale il “mettersi in gioco” nella vita fami­liare è diventato faticoso e poco attraente. Parla a noi che siamo in cammino: un «cammino dinamico di crescita e realizzazione» (37) in cui non bisogna stancarsi di guardare avanti e smettere di sognare, apprezzando però ogni singolo passo. Un cammino che passa per nuove e talvolta impreviste tappe; che fa l’esperienza del peccato e del fallimento; che ha bisogno del perdono e della riconciliazione; che è capace di ricominciare; che si purifica nel dolore e nella fragilità.  

Accompagnati dalla sapienza di una Chiesa che è Madre, in questo Anno giubilare della Misericordia, il Papa ci invita a guardare alla nostra storia personale per scoprire la bellezza e l’unicità che abita la nostra famiglia: imperfetta, fragile, ma straordinaria, perché sorretta costantemente dall’amore del Signore che «fa nuove tutte le cose».

L’inno alla carità (1Cor 13,4-7) – posto al cuore dell’Esortazione e declinato nel tempo e nei giorni della vita delle famiglie – dice “il nostro amore quotidiano”, fatto di concretezza e semplicità dei gesti, di intensità e fatica, di atteggiamenti da maturare, di parole e di silenzi, di scelte e di ripensamenti, di tenerezza, di eros. Ma della gioia dell’amore bisogna avere cura (cfr. 126): è una gioia da coltivare, che matura attraverso il dialogo, il ‘darsi tempo’ e ‘spazio’; che si alimenta attraverso l’ascolto; che si rafforza e cresce nell’affrontare insieme sofferenze e fallimenti.

Per questo «tutto scusa», perché vede oltre il torto subito; «tutto crede», perché dà fiducia; «tutto spera», perché sa che l’altro può cambiare; «tutto sopporta», perché è capace di superare qualsiasi sfida (cfr. 90-120). È un amore che è cammino verso la pienezza, che non ha paura del cambiamento ma che esige di «ritornare a scegliersi a più riprese» (163); che diventa carne nell’accoglienza della vita (cfr. 165).

Nelle parole del Papa abbiamo riassaporato la bellezza del nostro essere genitori, sperimentato la paternità di Dio attraverso il dono dei nostri figli, nell’unicità di ciascuno. È un amore che si fa incontro e si arricchisce attraverso le relazioni con coloro che ci sono più prossimi (cfr. 187); che educa al «buon uso della libertà» (274), alla solidarietà verso i poveri, all’apertura alle diversità delle persone, alla custodia del creato, alla solidarietà morale e materiale verso le altre famiglie soprattutto verso le più bisognose, all’impegno per la promozione del bene comune (cfr. 290).

Leggiamo, dunque, con calma questo ricco testo: ognuno di noi potrà rivivere la gioia dell’essere accolto e dell’accogliere, dell’essere perdonato e del perdonare, dell’essere prezioso per l’altro e del prendersi cura. Questo spiega il “gusto di essere famiglia”, come abbiamo vissuto domenica scorsa a Trento nell’indimenticabile 2a Festa diocesana delle Famiglie.

Lucia e Marco Matassoni

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