Stanchezze d’estate?

Ma l’incognita di cosa ci aspetta in autunno non lascia tranquille le forze parlamentari

La concentrazione della stampa sui gravissimi episodi di terrorismo in Francia e Germania, nonché qualche evento di cronaca molto impattante (l’incidente ferroviario in Puglia) hanno contribuito a declassare l’importanza delle baruffe politiche in cui, almeno per il grande pubblico, non si registra nulla di nuovo. E’ persino scomparso dai radar televisivi l’on. Salvini, il che è tutto dire. Sopravvive qualche polemicuccia che i talk show in cerca di audience si affannano a coltivare (vedi le uscite di D’Alema), ma è robetta.

Però la politica, da un altro punto di vista, è come si dice sia il denaro: non dorme mai. L’incognita di cosa ci aspetta in autunno dopo che da un lato la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sull’Italicum e dall’altro si sarà svolto il referendum sulla riforma costituzionale pesa eccome e non lascia tranquille le forze parlamentari (i partiti ormai sono dei nomi con poco contenuto). Quel che cova sotto la cenere, per citare un’abusata metafora, non è semplice da sapere, ma certamente qualche fiammata che si alza qua e là suggerisce degli indizi.

Il primo è la fibrillazione nel centrodestra che si è alleato al PD. Qui è sempre più evidente l’inquietudine di una classe politica che non sa interpretare quale potrà essere il suo futuro. Oggi è determinante per tenere in piedi il governo, ma non trae benefici d’immagine da questa posizione. Se si eccettuano parzialmente la ministra Lorenzin, che peraltro si dice di fatto in procinto di agganciarsi in qualche modo al PD renziano, e il ministro Galletti, gli altri esponenti dell’area non riescono a conquistarsi un ruolo di qualche rilievo. Hanno anche a che fare con un elettorato che è poco convinto di essere passato dalla parte dei progressisti (chiamiamoli così per brevità) e che dunque porta i deputati a condividere sul piano parlamentare molte paure del centrodestra vero e proprio.

In questo clima si iscrivono due episodi a loro modo rivelatori. Il primo è l’uscita del viceministro Zanetti da Scelta Civica. La disgraziata formazione malamente messa in piedi da Monti e peggio gestita dai suoi membri è da tempo uno zombie parlamentare. Zanetti ha capito che lì non c’è futuro e dunque ha optato per una ricollocazione trasformistica con il gruppo di Verdini, che ha un suo retroterra di clientelismo elettorale. Che sia una mossa astuta è da vedere, ma dipenderà dall’andamento del futuro sistema elettorale e dal momento in cui si andrà al voto.

Allo stesso schema è da ascrivere l’uscita di Schifani dal gruppo dirigente di NCD. Con maggiore limpidezza l’ex capogruppo al Senato ha fatto presente che non si può contare su un elettorato di centrodestra se si è di fatto una ruota di scorta del PD: gli elettori di quella parte che apprezzano la politica del premier non hanno più remore a votarlo direttamente, gli altri vogliono solo buttarlo giù a tutti i costi.

In che logica si iscrivono queste vicende? In quella dell’ambiguità dell’attuale situazione politica che si sa che andrà inevitabilmente, un po’ prima o un po’ dopo, ad un confronto elettorale aspro, con l’ormai scontato tripolarismo determinato dal successo del M5S (anche se non è proprio detto sia così). Questo può avvenire o con il bipolarismo forzato dell’Italicum o con un nuovo sistema elettorale.

Nel primo caso non c’è spazio per cespugli: la maggioranza va al vincitore che non saprà che farsene di loro. In più la logica del premio alla lista (non necessariamente coincidente col partito) porterà ad imbarcare nelle grandi contrapposizioni tutti quelli ritenuti utili e gli altri resteranno fuori. Dunque bisogna decidere da che parte stare o con Renzi o con Berlusconi (o chi sarà il dominus del centrodestra). Nel secondo caso, cioè con una nuova legge elettorale che torni a dare spazio a partiti e partitelli egualmente bisognerà marcare le proprie connotazioni di campo, perché il classico schema del voto clientelare non tiene in un quadro in cui le clientele vanno ormai alla corte dei potenti, non a quella dei loro vassalli.

Adesso è estate e tutto sembrerà un noioso giochetto per addetti ai lavori, ma in autunno c’è da scommettere che ne vedremo delle belle (belle, si fa per dire).

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