I Comuni di Arco, Nago-Torbole e Riva del Garda hanno celebrato in modo congiunto l’81° anniversario dell’eccidio nazista del 28 giugno 1944. Per l’occasione la sezione rivana dell’Associazione nazionale carabinieri, in piazzale Mimosa, è stata intitolata al brigadiere Antonio Gambaretto.
Come consuetudine, ai rintocchi della torre civica ha fatto seguito la deposizione di una corona di alloro alla lapide nella loggia pretoria.
A seguire, corone di alloro sono state deposte al sacrario dei Caduti e alla stele dei Martiri al cimitero del Grez, e ai tre cippi intitolati a Gastone Franchetti, Eugenio Impera e Enrico Meroni. Alla stele dei Martiri, l’intervento di Mario Cossali, che si è chiesto e ha chiesto a cosa serva fare memoria ogni anno, come fosse solo un rituale: “Non è un rituale – ha detto – ma un dovere morale, ricordare queste persone che hanno dato la vita per la nostra libertà. Conservare la memoria vuol dire dare concretezza e vitalità al significato della loro vita e del loro sacrificio. Una concretezza attuale: essere dalla parte della Resistenza oggi vuol dire essere dalla parte delle vittime delle guerre di oggi, a Gaza come nel Congo, in Ucraina come nel Sudan e nel Myanmar”.
Originario di San Giovanni Ilarione in provincia di Verona, dove nacque il 31 gennaio del 1913, il sottufficiale dei carabinieri Antonio Gambaretto in quel tragico 28 giugno del 1944 si trovava in servizio alla caserma di Riva del Garda, dove fu barbaramente trucidato, trentunenne, in seguito a una delazione sulla sua preziosa attività di ricerca e fornitura di notizie sulla consistenza, sulla dislocazione e sui movimenti dei reparti occupanti, che contribuì a salvare numerose vite umane.
Tra i presenti, anche diversi nipoti di Gambaretto: i cinque fratelli Alessandro, Almerina, Augusto, Mariateresa e Silvia, e i due fratelli Corimbo e Lidovina.