La guerra con gli occhi di Sama

Una scena del film di Waad al-Khateab “Alla mia piccola Sama”

A tener desta l’attenzione sulla Siria –al suo infinito dramma- concorre anche un film (a metà documentario) di una giovane siriana, neppure trentenne, Waad al-Khateab. E’ studentessa universitaria ad Aleppo, Waad, nel 2011 quando si moltiplicano le manifestazioni dei giovani contro il regime di Bashar al-Assad. Chiedono democrazia e libertà, possibilità di sognare una Siria migliore. Incontra, la giovane donna, un medico di nome Hamza, i due si sposano e hanno una figlia, Sama.

E quando la guerra si accanisce sulla città, distruggendo e seminando morte e lutti a non finire, Waad gira per la città con la sua piccola telecamera a documentare lo sfacelo che si perpetra contro una città e i suoi abitanti costretti ad andarsene. Aleppo dal 2013 è stata teatro di infiniti scontri tra i soldati di Assad e i ribelli del Fronte democratico per una Siria libera; si sono affacciati pure i fondamentalisti islamici – i tagliatori di teste- un coacervo di distruzioni che le immagini palesano nella loro cruda realtà. Il risultato, per quelli che non sono riusciti a mettersi in salvo, sono cadaveri ovunque, nelle fosse comuni (forse anche quello di padre Paolo Dall’Oglio, a Raqqa, altra città-martire) o gettati nel fiume Queiq, povero di acque diventate quasi rosse del sangue dei massacrati.

Sono immagini che in questi anni sono state trasmesse dai telegiornali e da qualche inchiesta di reporter coraggiosi ma qui sono come condensate in 96 minuti, la durata del film, che non danno tregua, ma senza indugiare nel macabro, semplicemente spalancando l’esistente agli occhi attoniti dello spettatore. Così in uno scantinato si elevano canti per contrastare i suoni lugubri, i sibili mortiferi, delle bombe. Così sono i palazzi sventrati, è la polvere ovunque “protagonista” del film. Insieme alla tenacia delle donne e degli uomini che in questi lunghi anni di guerra non si sono mai arresi. Non si arrendono. C’è nell’animo umano -sembrano dirci le immagini- un qualcosa che travalica gli scempi più osceni, i misfatti impronunciabili, per ridare fiato alla speranza, una “legge” universale che fa andare avanti e rinvigorisce i cuori delle persone semplici. A saper ricominciare.

“Alla mia piccola Sama” dI Waad al-Khateab è un monito perché cose simili non si ripetano. Mai più. Ma, ahinoi, proprio le recentissime notizie del rischio di morte per migliaia di bambini siriani nei campi profughi degli sfollati di Idlib, altra città-martire che il regime di Assad vuole abbattere, umiliando i suoi abitanti, ci dicono che la guerra continua. Dopo nove lunghi anni di guerra. Dove i morti sono un numero ormai altissimo, e i vivi con ferite dentro che non passeranno.

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