All’olivaia della Rizola (Massone-San Martino)

Massone (Arco): olivaia della Rizola

I paesaggi sono formati dalle tante componenti naturali e artificiali che nel trascorrere del tempo si sono sedimentate sul territorio. Spesso sono favorite dalla natura dei luoghi ed altrettanto spesso sono frutto dell’incessante intervento umano. L’interazione di queste due componenti plasma l’aspetto del paesaggio che possiamo riconoscere, sempre diverso, da luogo a luogo in cui ci muoviamo. Ciò che caratterizza un paesaggio è sempre un lungo lavoro di sedimentazioni stratificate che la storia lascia in eredità a chi vuole coglierne e studiarne le dinamiche. Superati gli enormi stravolgimenti tettonici di milioni di anni orsono, l’ultimo segno che ha caratterizzato il nostro territorio in modo naturalmente significativo si colloca a circa 20.000 anni fa, con l’ultima glaciazione. Il ritiro dei ghiacci che hanno plasmato nel tempo i solchi vallivi, ha permesso la nascita dei grandi laghi prealpini, tra i quali il Lago di Garda.

L’influenza del riscaldamento delle sue acque, quasi fosse un mare per la dimensione, ha dato vita ad un microclima del tutto particolare alle nostre latitudini. La sopravvivenza di molte specie arboree caratteristiche dei climi mediterranei, quali il leccio, l’olivo, il limone, l’arancio, l’agave, il fico d’India, ecc., ha permesso all’uomo di poterne utilizzare le risorse a suo beneficio. Con pochi accorgimenti atti a consolidare la presenza di questi caratteri naturali, come lo spietramento del terreno e la costruzione di muri per il terrazzamento dei coltivi, la costruzione di strutture artificiali per affievolire l’influenza dei venti freddi invernali ed aumentare l’effetto del soleggiamento, l’uomo ha caratterizzato il territorio nel quale vive.

Alla caratterizzazione del paesaggio possiamo aggiungere il fenomeno turistico segnatamente asburgico otto/novecentesco del Kurort, dove venivano curati anima e corpo con le bellezze paesaggistiche ed il clima mite ed a quello moderno dell’Outdoor in tutte le sue forme. Johan Wolfgang Goethe ne ha cantato le meraviglie (in realtà dell’intera Italia mediterranea, ma ne riconosciamo pure qui le caratteristiche), nella sua celeberrima poesia degli anni Ottanta del Settecento, che inizia con questi versi: “Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn, Im dunkeln Laub die Goldorangen glühn…“.

I caratteri paesaggistici che si incontrano lungo la passeggiata, dal bosco di olivi, rado e chiaro, a quello dei lecci, fitto e scuro, dalle stradine d’accesso ai coltivi, ai tratturi antichi percorsi dai boscaioli, tutto insieme racconta della storia di questa contrada.

Ora la coltivazione dell’olivo è diventata una importante risorsa economica: la Rizola si caratterizza per il suolo particolarmente roccioso che ha comportato lo spietramento e il riporto di terra vegetale ancora in epoca storica. Un lavoro duro e faticoso, ma che evidentemente valeva la pena di esercitare anche in quei tempi. Un rimando all’evangelico “Orto degli ulivi”, luogo di tormento, di veglia e di preghiera, pare distante per quanto riguarda l’amenità della Rizola, ma la costruzione dell’olivaia ha certamente comportato, in tempi oramai lontani, non minori patimenti terreni.

L’ITINERARIO

lunghezza: 3 km

dislivello: +170 m

durata: 2,0 ore

Massone e S. Martino sono due piccole frazioni di Arco, in sinistra Sarca. La passeggiata ha origine presso il posteggio più ad ovest tra quelli indicati in mappa, dove è stata installata una bacheca che racconta dell’olivaia della Rizola. Ma può iniziare anche presso uno degli altri posteggi a Massone; il più capiente è quello del piazzale della parrocchiale.

Seguendo le indicazioni dedicate, si percorrono le antiche stradine di San Martino, che conducono in salita verso la chiesa omonima, dove troveremo i primi olivi, che ci accompagneranno per tutto il percorso. Le indicazioni suggeriscono la strada da percorrere, che si sviluppa tra saliscendi nell’anfiteatro naturale alle spalle dell’abitato di Massone. Ampi panorami sulle rocce dei Colodri e della rupe del Castello di Arco si aprono fino al Brione e al Lago di Garda.

Le stradine, ora con fondo cementato, risalgono l’olivaia, sorretta da antichi muri a secco. Raggiunta quota 185 metri la stradina si inerpica con un paio di tornanti e poco dopo, seguendo le indicazioni, svolta a sinistra diventando un sentiero, a tratti ripido, tra olivi sempre più radi, in un ambiente aspro, caratterizzato da bellissimi fenomeni carsici di superficie, detti “campi carreggiati”. Muretti a secco proteggono gli ultimi sparuti olivi, che preannunciano il bosco, che troviamo nella parte più alta della passeggiata.

A quota 290 metri il percorso comincia a scendere, incontrando un antico “salesà”, che percorriamo in discesa. Usciti dal bosco si incontrano nuovamente gli olivi coltivati, il sentiero diventa sterrata che conduce al bivio e poi al tornante di quota 185 già frequentati in salita.

Per concludere il percorso senza rifare la strada della salita, ora si prendono le indicazioni Sentiero Belvedere Pezol, che scende a Massone dal lato orientale. Raggiunte le prime case si percorre un breve tratto dell’antico centro storico fino alla chiesa di S. Giovanni e di qui al punto di partenza.

SPUNTI DI INTERESSE

Olive del Garda. L’influenza del Lago di Garda sul clima dell’intera area, caratterizzandolo come mediterraneo in un ambiente oramai alpino, permette la coltivazione di specie arboree che altrimenti, a questa latitudine, non potrebbero sopravvivere in ambiente naturale. In nessun’altra parte del mondo l’olivo riesce a crescere al 46° parallelo nord. L’olivo del Garda Trentino è coltivato tradizionalmente da 20 secoli ed il cultivar autoctono dell’”Olea europaea” è chiamato Casaliva, costituendone la quasi totalità.

Massone. La parrocchiale, dedicata a S. Giovanni, è fondata sull’antica chiesa, documentata fin dal 1502. Ricostruita tra il 1855 ed il 1867 in gusto neoclassico, mantiene il campanile originario, del 1557. L’altare maggiore è sostenuto da un annoso tronco di ulivo, quanto mai aderente alla caratteristica del paesaggio in cui la chiesa è stata eretta.

S. Martino.  La chiesa è fondata su una costruzione più antica, ingrandita e decorata nel tempo e dal 1575 viene nuovamente ampliata. Degli anni Venti del Novecento gli ultimi interventi. Nel 1861, a seguito dello spostamento del cimitero, viene aperta la nuova porta sulla facciata della chiesa. Vengono scoperti sulla parete settentrionale, sotto uno strato di pittura a calce, nel 1895, pregevoli affreschi Trecenteschi, superstiti ai diversi ampliamenti della chiesa.

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