I disoccupati del coronavirus, nel turismo e non solo

Turismo in Alto Adige Sudtirol

La provincia di Bolzano è tradizionalmente ai primi posti in Italia per quanto riguarda i tassi di occupazione e disoccupazione. Ma ora c’è il coronavirus. Ai primi di aprile l’Osservatorio mercato del lavoro della Ripartizione Lavoro della provincia autonoma ha pubblicato i primi dati consolidati sull’andamento del settore per il mese di marzo 2020. Si tratta in primo luogo del conteggio dell’interruzione di contratti di lavoro, mentre provvedimenti previsti dai decreti governativi come la cassa integrazione, le “vacanze forzate” e i congedi straordinari di maternità non sono ancora stati presi in considerazione.

La stagione invernale 2020 si è conclusa improvvisamente lo scorso 9 marzo, circa un mese prima del solito, dal momento che i Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri hanno imposto le note restrizioni alle attività economiche per fermare la pandemia in atto. Queste misure, in Alto Adige, hanno avuto un impatto particolare sui due settori che hanno un carattere stagionale forte: l’alberghiero e la ristorazione.

I dati, presentati dal direttore della Ripartizione Lavoro Stefan Luther, parlano da soli. A fine febbraio il settore alberghiero occupava circa 21.000 persone. Al 31 marzo questo dato è sceso a poco più di 7.000. Notevole è anche il calo nel giro di un mese nel settore della ristorazione: il dato è passato da poco meno di 11.000 dipendenti a circa 7.000. Diminuzioni nell’occupazione si registrano anche in aree in parte correlate ai due settori citati: impianti di risalita, maestri di sci, commercio al dettaglio, attività sportive e di intrattenimento.

Di per sé è normale che in una regione legata al turismo i rapporti di lavoro siano condizionati a ritmi stagionali. Che cosa cambia allora in tempi di coronavirus? “Già a prima vista – spiega Stefan Luther – l’elevato numero e l’immediatezza delle cessazioni del rapporto di lavoro sono impressionanti. Nell’ultima settimana della stagione invernale, cioè dal 9 al 15 marzo di quest’anno, abbiamo avuto un totale di 17.750 cessazioni. È raro che un mercato del lavoro subisca un taglio così radicale in pochi giorni. Questo riguarda non solo l’occupazione stagionale, ma anche, ad esempio nel settore della ristorazione, le aziende che sono aperte tutto l’anno, si pensi ai ristoranti delle città”.

Negli anni passati le cessazioni nelle zone del turismo invernale venivano compensate dalle assunzioni per l’inizio della stagione primaverile o estiva. Quest’anno ciò non è avvenuto.

Luther analizza il mercato del lavoro altoatesino più in generale. Fino a poco tempo fa era solido, dice, e si è sviluppato positivamente fino a febbraio di quest’anno: con 214.077 dipendenti, la provincia era del 2 per cento al di sopra i valori di febbraio 2019. Ora ciò che si può prevedere è solo un continuo cambiamento.

Secondo il direttore di ripartizione bisogna fare attenzione a tre aspetti nel preparare le misure del rilancio. Innanzitutto il mercato del lavoro va costantemente monitorato per capire quali settori e quali territori sono particolarmente colpiti dal lockdown. “In secondo luogo, dobbiamo migliorare in modo adeguato la nostra capacità di mediazione tra chi cerca lavoro e le aziende”. Infine è importante che la politica e le parti sociali continuino a collaborare intensamente per avviare le necessarie misure di ammortizzazione sociale.

Intanto la perdita di lavoro nel settore turistico ha messo sulla strada persone che oltre al lavoro hanno perso anche l’alloggio. Casa e lavoro saranno tra le prime sfide da affrontare non appena sarà vinta la battaglia col virus.

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