Il vescovo Lauro a Pergine per commemorare i defunti

Il vescovo Lauro celebra la Messa sul cimitero di Pergine

Una serata intensa quella di mercoledì 27 maggio al cimitero di Pergine, che sotto le tenui luci del tramonto ha ospitato una Messa speciale celebrata dall’arcivescovo Lauro Tisi. È stata la prima di una serie di celebrazioni che andranno avanti fino ad agosto per commemorare le persone defunte che durante la pandemia non hanno potuto ricevere un tempestivo funerale.

La Messa, concelebrata assieme al vicario parrocchiale don Paolo Vigolani, si è aperta quindi proprio con la lettura dei nomi dei defunti di questo periodo, 45 da inizio marzo a metà maggio nelle parrocchie del perginese, “nostri fratelli e sorelle che se ne sono andati senza avere il conforto dei propri familiari, senza poter godere della mano amica di chi gli voleva bene”, li ha ricordati don Lauro: “Dietro ognuno di questi nomi c’è una biografia, una storia, un’enormità di bene. Questo luogo custodisce i loro resti mortali, ma in questo momento vorrei che noi custodissimo la vita di questi uomini e donne, il bene che hanno fatto”.

Doveroso poi il ricordo e il ringraziamento dedicato agli operatori sanitari, ai volontari, agli operatori delle case di riposo che non si sono risparmiati durante tutta l’emergenza e che, come ha sottolineato l’Arcivescovo “si sono sostituiti a noi per salutare, accompagnare questi fratelli” nei loro ultimi giorni di vita, ma anche agli operatori delle pompe funebri: “Spesso non ricordiamo che in questo periodo stanno facendo un lavoro impressionante. Nella comunione dei Santi preghiamo perché possiamo sentire che questi nostri fratelli sono nella terra di Dio, sono vivi, partecipano a questa nostra celebrazione”.

Nell’omelia invece il richiamo a stare in guardia dai “lupi rapaci” che nonostante il momento delicato sono presenti nella nostra comunità: “Non hanno un nome e cognome preciso – ha ricordato il vescovo – ma sono una serie di atteggiamenti e comportamenti che stanno facendo molto male. Innanzitutto la superficialità che fa sì che in questo momento, dopo aver visto una prova inaudita, si dà adito a tutti i livelli al gossip, a chiacchiere, a considerazioni le più incredibili, le più distorte possibile. Una superficialità che ci porta a dimenticare chi è appena morto, in questa drammaticità”.

“Lupi rapaci che poi prendono i colori dell’interesse, che speculano anche sulle miserie”, continua il monito di don Lauro: “Prego il Signore perché liberi l’umanità dalla superficialità, perché quello che abbiamo drammaticamente imparato in questi mesi non lo dimentichiamo per tornare di nuovo all’antico, alla barbarie di una vita fatta di individualismo, di gente che procede senza gli altri. Fa’ che questo luogo che custodisce non i morti ma il tesoro di chi ci ha lasciato sia per noi un monito a non intraprendere ancora l’antico viaggio dell’egoismo“.

Dopo un nuovo richiamo all’esempio degli operatori sanitari, “uomini che hanno rinunciato a pensare per sé e hanno pensato per gli altri”, la conclusione con l’invocazione al Signore: “Manda il tuo Spirito e custodiscici nel vero, regalaci di nuovo il vero, fa’ che la memoria non se ne vada, che portiamo nel cuore ciò che abbiamo veduto e per rendere onore a questi morti che non hanno potuto essere adeguatamente salutati intraprendiamo la via del vero, che è la via del non vivere per noi stessi”.

 

 

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