Domenica 27 luglio ai XII Apostoli in coro della Sosat ricorda i caduti della montagna

Il Coro della Sosat ai XII Apostoli. Foto archivio Coro della Sosat

L’ultima domenica di luglio è, per il mondo dell’alpinismo trentino, dedicata, dal 1953, al ricordo dei caduti della montagna. Un evento che ha per teatro il rifugio fratelli Garbari ai XII Apostoli a 2500 metri nell’alta val di Nardis, nel cuore del Gruppo Brenta. Lassù c’è alla base della cima XII Apostoli, una grotta, costruita fra il 1951 ed il 1952, che è una chiesetta con l’abside a forma di croce che domina le vallate e le vette del Brenta. Sulle pareti di dolomia di quella chiesetta sono state collocate in 72 anni oltre 220 lapidi a ricordo di chi ha lasciato la vita in montagna.

Un luogo di culto e riflessione che anche quest’anno, domenica 27 luglio,  vedrà salire ai XII Apostoli centinaia di alpinisti per rendere omaggio ai caduti della montagna. Si tratta di un vero e proprio pellegrinaggio che ha come protagonisti i cantori del Coro della Sosat, che da sempre partecipano a questo evento accompagnando, con i canti liturgici e paraliturgici il rito eucaristico, celebrato non più nella chiesetta, per via della grande partecipazione, ma sulle balze rocciose fra il rifugio e la base della cima XII Apostoli. La Messa verrà celebrata alle 11 da Don Giorgio Dall’Oglio, sacerdote mantovano che sale da ben 47 anni per celebrare il rito eucaristico.

Il Coro della Sosat che nel 2026 festeggerà i 100 anni, partecipa al pellegrinaggio, con ogni tempo dal 1963, eseguirà, alle 11.45, diretto dal maestro Roberto Garniga alcuni brani del suo repertorio e fra questi la struggente: “Signore delle cime” una preghiera dedicata agli alpinisti che hanno lasciato la loro vita sulle vette. “Nella semplicità del gesto, – dice il maestro del Coro della Sosat Roberto Garniga – una canzone è l’espressione più alta della preghiera umana. Lassù facciamo rivivere nei nostri cuori le persone che non ci sono più trasmettendo sentimenti profondi. Inoltre il contesto del luogo all’ombra delle pareti del Brenta che riecheggiano le nostre melodie e la chiesetta alla base della cima XII Apostoli rende tutto magico”.

«Sarà la mia prima ultima domenica di luglio al XII Apostoli – dice Alessandro Beltrami – avendo preso la gestione, dalla Sat, in primavera. A questo luogo sono affezionato non solo come alpinista e guida alpina, che nella chiesetta ha il ricordo di molti amici, ma per il legame fraterno con l’Ermanno, andatosene su una parete del Brenta quasi 2 anni fa e con la sua famiglia i Salvaterra che quassù ha scritto belle pagine indimenticabili della storia dell’alpinismo trentino. L’evento è il più importante della stagione per il XII, sarà una giornata che vivrò con grande emozione”. “Quest’anno sarà collocata sulle pareti della chiesetta una lapide – dice Paolo Querio presidente della sezione Sat di Pinzolo e del comitato che segue la collocazione delle nuove lapidi – a ricordo di Davide Doliana. La lapide l’ha portata la signora Marianna, moglie di Doliana deceduto nel 2018 sulle Grigne travolto da una pietra. La signora Marianna da quell’anno prende parte al pellegrinaggio degli alpinisti al XII Apostoli”.

La Storia della chiesetta del XII Apostoli

La chiesetta alla base della Cima XII Apostoli, alla quota di 2.500 metri fu realizzata da un comitato guidato da Don Bruno Nicolini, scomparso nell’agosto del 2012, tra il 1951 e 1952.

La chiesa è una grotta con la grande abside a forma di croce che domina l’alta Valle di Nardis. Fu in seguito ad una tragedia avvenuta l’ultima domenica di luglio del 1950 che sconvolse il mondo alpinistico trentino, nacque l’iniziativa, al fine di creare un luogo di preghiera, riflessione e monito. Il 26 luglio del 1950 quattro giovani studenti universitari trentini Giuseppe Fiorilla, Maria Rita Franceschini, Vittorio Conci e Mauretta Lumini passarono al rifugio ai XII Apostoli per raggiungere successivamente, attraversando la Vedretta dei Camosci, il rifugio Alberto e Maria ai Brentei. Ai Brentei non giunsero mai, caddero in un crepaccio della Vedretta dei Camosci. Rimasero nel buco di ghiaccio doloranti per la caduta per due giorni e Giuseppe, Maria Rita e Vittorio non resistettero.

Mauretta Lumini sopravvisse. La ragazza vide i suoi compagni passare lentamente ed inesorabilmente dalla vita alla morte. Per caso la Lumini venne ritrovata. I suoi lamenti vennero uditi da due escursionisti, che attivarono i soccorsi dal rifugio ai Brentei. Nei primi anni 50 del secolo scorso gli scalatori e gli escursionisti nel Gruppo di Brenta erano pochi. Era un sabato e la domenica dopo fu una delle giornate più tristi della storia dell’alpinismo trentino e del Gruppo Brenta. Quella tragedia venne superata per numero di vittime nel Brenta, il 17 luglio del 1991, con 7 morti di cui 6 ragazzi ed il loro assistente, vittime di una valanga di ghiaia e grandine, scatenata da un nubifragio, sul sentiero n° 318 al rientro dal rifugio Alberto e Maria ai Brentei.

Nell’autunno del 1952 la chiesa venne ultimata e dal luglio 1953 il mondo alpinistico trentino l’ultima domenica del mese di mezzo dell’estate, si raduna lassù per ricordare i suoi caduti.

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