“Non c’è bisogno che io sia perfetto, ma è importante che io sia disponibile”. Con queste parole, semplici ma chiare, mons. Josef Grünwidl ha accolto la nomina ad Arcivescovo di Vienna, avvenuta il 17 ottobre 2025 per volontà di papa Leone XIV. Succede al cardinale Christoph Schönborn, che per quasi trent’anni ha guidato con autorevole saggezza una delle diocesi più importanti della Chiesa cattolica europea.
Grünwidl, 62 anni, è un sacerdote profondamente radicato nella vita della sua diocesi. Nato a Hollabrunn, nella Bassa Austria, è stato ordinato nel 1988 nella cattedrale di Santo Stefano. Ha vissuto un lungo ministero a contatto con le comunità parrocchiali: vicario, parroco, decano, formatore dei giovani, vicario episcopale. È una figura che ha maturato il suo servizio tra la gente, dentro le dinamiche vive della Chiesa locale. Non un ecclesiastico da curia, ma un uomo di strada, di ascolto, di comunità. Nel gennaio scorso era stato scelto come amministratore apostolico della diocesi, dopo il ritiro del cardinale Schönborn. Da allora, ha accompagnato la transizione con discrezione e spirito di servizio, raccogliendo stima e fiducia. Ora, con la nomina ad arcivescovo, è chiamato a custodire e rinnovare l’eredità di una Chiesa urbana, plurale, ferita ma anche piena di risorse umane e spirituali. Grünwidl ha già tracciato alcune linee chiare: si è definito non un manager, ma un pastore. Ha espresso il desiderio di “camminare insieme”, di “costruire ponti” tra le diverse anime della diocesi, tra Chiesa e società, tra fede e vita. Al centro, vuole mettere i poveri, i giovani, i malati, coloro che spesso si sentono ai margini.
Nei suoi primi interventi non ha evitato temi delicati. Sul celibato sacerdotale, ha affermato che “rimane importante, ma forse può essere una scelta libera”. Ha anche accennato alla possibilità del sacerdozio femminile, definendolo un tema da affrontare con serietà e discernimento ecclesiale. Non posizioni ideologiche, ma aperture di dialogo, nel rispetto della tradizione e della comunione.
La sua figura si inserisce in un contesto di sfida per la Chiesa austriaca: diminuzione dei fedeli, crisi vocazionali, secolarizzazione crescente. Ma anche una sete di senso, di autenticità, di comunità vere. È qui che il nuovo arcivescovo è chiamato a essere guida, fratello, testimone del Vangelo.
Il suo predecessore, il cardinale Christoph Schönborn, ha rappresentato per Vienna e per l’intera Chiesa una voce autorevole, equilibrata e profetica. Teologo stimato, redattore del Catechismo, vescovo sinodale, è stato capace di tenere insieme dottrina e dialogo, fedeltà e ascolto, guidando la Chiesa viennese in tempi non facili: dalla crisi degli abusi alle tensioni interne, dal calo delle vocazioni all’uscita di molti fedeli. Eppure, ha mantenuto sempre uno sguardo pieno di speranza.
Nel suo saluto alla diocesi, Schönborn ha detto: “La Chiesa deve restare tra la gente, nelle strade, nei cuori”. Oggi questo mandato passa nelle mani di mons. Grünwidl. Toccherà a lui tradurre queste parole in azioni pastorali concrete, in uno stile ecclesiale fatto di prossimità, di servizio e di gioia evangelica.
La comunità di Vienna guarda a lui con fiducia. Non ci si attende un “rivoluzionario”, ma un pastore vero, capace di ascoltare, accompagnare e seminare fiducia. In un tempo di cambiamento, la Chiesa ha bisogno di volti credibili, di guide che sappiano abitare le fatiche del presente con uno sguardo profetico.