“Disumano lasciare 13 persone per strada”, denuncia l’Assemblea Antirazzista

“In queste giornate già dense di cronaca rischia di passare inosservata una notizia che lascia sconcertati e indignati”. Lo fa presente l’Assemblea Antirazzista di Trento in una nota diffusa questo pomeriggio. L’Assemblea denuncia il prelievo, da parte della polizia, di 13 persone che erano ospitate nella residenza Fersina, avvenuto martedì 29 dicembre alle 4.30 di notte, nel bel mezzo della nevicata, e di cui ha dato notizia il quotidiano online “Il Dolomiti”.

“La ‘colpa’ che ha portato a questo provvedimento – spiega l’Assemblea Antirazzista – è quella di aver avuto un reddito, frutto di lavori stagionali e precari, appena più alto di quello che è considerato minimo vitale e di aver perso il diritto alla sistemazione gratuita. Se l’evento non fosse tragico e disumano, si potrebbe ironizzare sul fatto che la polizia spinga, letteralmente, a violare il coprifuoco notturno imposto dalle autorità locali e nazionali. Ma ci si può solo indignare sul fatto che la gente venga buttata fuori al freddo a causa di regole burocratiche che non hanno alcun senso della realtà: nessuna struttura abitativa è accessibile a persone che hanno poco più di 6mila euro di reddito, e l’emergenza sanitaria ha tolto quasi ogni possibilità di ulteriori possibilità di lavoro”.

Solo una settimana fa, l’Assemblea Antirazzista aveva organizzato una manifestazione per accendere i riflettori sulla questione delle 80 persone senza fissa dimora lasciate per strada. Il problema, per fortuna, è stato risolto, e ora quelle persone sono ospitate all’Ostello della Gioventù di Trento.

“Chiediamo ora – afferma l’Assemblea Antirazzista – che la situazione di queste 13 persone sia chiarita e sanata, tanto più che nella residenza Fersina non mancano gli spazi per accogliere anche altre persone”.

Secondo l’Assemblea, inoltre, la vicenda dovrebbe far riflettere sul bisogno di “strutture intermedie tra le residenze completamente gratuite e assistite o i dormitori di bassa soglia e un mercato immobiliare spesso inaccessibile anche a categorie ben più garantite di un richiedente asilo”.

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