L’attrice trentina Turrini: “Sul set ho riscoperto Chiara”

“Ho ricevuto tantissimi messaggi e tantissime telefonate”. È emozionata Chiara Turrini, insegnante in pensione e attrice trentina, che nella fiction dedicata a Chiara Lubich è stata scelta per vestire i panni di Iole, una povera signora che bussa alla porta del primo Focolare nelle scene girate a metà agosto a Pergine, sotto i portici di via Maier. Cosa l’ha colpita di più stando sul set? “Il lavoro pazzesco che c’è dietro ogni inquadratura. È un aspetto interessante di questo film, ma in generale di tutte le produzioni cinematografiche”, spiega Turrini, che ha interpretato ruoli minori anche in “De Gasperi – L’uomo della speranza” e in “Vincere”, e ha recitato nel thriller “Exitus”.

Delle riprese di quest’estate ricorda la calorosa accoglienza sul set. “Sono stata tante ore nella roulotte delle co-protagoniste – racconta -. Un bellissimo gruppo, composto da attrici bravissime. La Capotondi, poi, è stata eccezionale. Non sbagliava una parola, anche nelle prove aveva delle espressioni molto intense e spontanee. L’ho trovata bravissima”.

Nella scena principale interpretata da Turrini, Chiara Lubich consegna a Iole alcune uova, che è anche tutto ciò che ancora le resta. “Sono stata molto felice di questa parte – spiega Turrini – anche per il suo significato: Iole, infatti, chiede con dignità qualcosa da mangiare, non lo reclama con arroganza e ringrazia. Alla fine, Chiara e le sue amiche vengono ricompensate con un cesto contenente ancora più uova. ‘È la provvidenza’, afferma Lubich”.

L’attrice trentina, apprezzata anche come lettrice, conosceva la figura di Chiara Lubich solo da alcuni racconti dei suoi zii, che l’hanno conosciuta nel loro quartiere della Portela, e da quelli di una sua conoscente focolarina. In questi giorni, però, sta leggendo alcuni libri per documentarsi sui dettagli della vita della Lubich. “Quelli promossi da Chiara sono valori universali – riflette Turrini –. Credo sia molto importante la generosità, soprattutto in questo periodo. Il film, quindi, riporta anche all’attualità, promuovendo l’accoglienza dell’altro e il perdono, come si vede nella scena in cui il gerarca fascista va a chiedere aiuto a Chiara, che lo accoglie, nonostante egli avesse torturato suo fratello partigiano Gino Lubich”.

Grazie al film tv, inoltre, sono stati mostrati dei luoghi della città che neanche i trentini conoscevano, come il rifugio antiaereo di via Grazioli. “L’ho visto anch’io per la prima volta in occasione delle riprese – spiega Turrini -. Sono entrata ed è impressionante. È un posto enorme, molto buio, umidissimo… gelido, ed eravamo ad agosto! Pieno di stanzette dove venivano ammassate le persone che cercavano un rifugio dai bombardamenti aerei”.

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