“L’insetto è servito”. L’intervista a Giulia Maffei biologa di Entonote

Un allevamento di grilli richiede pochissima acqua e un dodicesimo del cibo necessario a ottenere la stessa quantità di proteine da maiali o da polli.

Negli ultimi vent’anni si sono moltiplicate le critiche al settore della produzione zootecnica per via del suo impatto ambientale. Consumiamo troppa carne e la produciamo con metodi che danneggiano l’ambiente.

Dobbiamo procurarci le proteine in modi alternativi, ma è palese che non basteranno a nutrire la popolazione mondiale piccoli allevamenti “etici”, “bistecche” di soia o carne prodotta in laboratorio. Una fonte alternativa di proteine è rappresentata dagli insetti. Estranea alla cultura occidentale, l’entomofagia – nutrirsi di insetti – è una pratica comune in molti Paesi del mondo: quasi duemila specie tra insetti e altri invertebrati sono consumati da circa 3 mila gruppi etnici in 113 paesi di Asia, Australia e America centro meridionale.

Perché vermi, formiche, grilli, millepiedi, larve – molto calorici e ricchi di proteine – non dovrebbero trovare presto posto tra gli scaffali dei supermercati o nei menu dei ristoranti? Se l’idea di mangiare un insetto intero può suscitare ribrezzo – ma chi ha provato i grilli fritti assicura che sono buonissimi -, più accettabile può essere l’idea di consumare un prodotto a base di farina di insetti: ci sono centinaia di specie, processate in modi diversi, da cui si possono ricavare cibi commestibili.

Delle virtù nascoste degli insetti si è parlato martedì 9 marzo sera nel corso di una diretta web promossa dall’associazione “TiramiScience”. Sono davvero il cibo del futuro? Dovremo inserirli nella nostra dieta? Li troveremo negli scaffali a fianco dei cereali? Alle tante domande rivolte via web hanno risposto Giulia Maffei e Giulia Tacchini di Entonote, che hanno anche proposto un divertente quiz per testare le conoscenze sull’alimentazione a base di insetti.

Giulia Maffei, biologa, e Giulia Tacchini, food designer, di Entonote.

Giulia Maffei, gli insetti saranno il cibo del futuro?

Di insetti commestibili si è cominciato a parlare in maniera più approfondita dal 2008, grazie a un documento della Fao, l’organizzazione da sempre impegnata per risolvere i problemi di carenza alimentare.

Cosa diceva quel documento?

Che il consumo di insetti può rappresentare un’alternativa più sostenibile rispetto alla carne. Se saranno il cibo del futuro, sarà il tempo a dirlo.

Cos’altro potremmo introdurre nella dieta per compensare il minor apporto calorico dovuto alla riduzione della carne?

Ci sono altri alimenti come le micro alghe e i legumi.

Da dove nasce l’interesse per gli insetti da un punto di vista nutrizionale?

Sono un alimento molto completo. Oltre alle proteine, sono ricchi di ferro, calcio e di molti altri nutrienti.

Un altro punto di forza?

Rispetto a molti altri alimenti, richiedono pochissime risorse e hanno un impatto ambientale molto ridotto.

Sono più sostenibili rispetto a molto di quello che mettiamo sulla nostra tavola?

Sì. Gli insetti sono molto interessanti da questo punto di vista. Si sta scommettendo molto su questo cibo.

Cosa ancora ci blocca?

C’è indubbiamente un pregiudizio culturale, gli insetti sono associati a sporco, putrefazione, malattie.

Molti di noi provano un istintivo disgusto.

Ormai da qualche tempo si parla di insetti come possibile alimento e ciò sta contribuendo ad abbattere questa barriera “psicologica”. Cè ancora tanta strada da fare. Consideriamo poi che gli insetti possono essere consumati sotto diverse forme.

Ad esempio, come farina.

Assolutamente sì. L’Unione Europea riconosce alcune specie di insetti come nuovi alimenti. A gennaio 2018 la normativa europea sui “novel food” è stata semplificata per agevolare questo mercato. Ai primi di gennaio 2021 l’Efsa, l’autorità europea per l’alimentazione, ha approvato un primo prodotto ricavato dagli insetti.

Ma è possibile oggi, in Italia, allevare e commercializzare gli insetti o prodotti derivati?

Il freno è soprattutto normativo. Si tratta di un tipo di allevamento e di alimento rispetto al quale è tutto da costruire. Vanno costruite regole e norme di carattere igienico-sanitario.

Ma il processo è avviato.

Ci vorrà un po’ di tempo.

Ci sono prodotti già reperibili sul mercato?

Esistono, ma non sono facilmente reperibili proprio per questo blocco normativo.

Dal punto di vista culturale, quali azioni potrebbero favorire l’accettazione più generalizzata degli insetti come alimento?

Noi come associazione Entonote e con il sito www.entonote.com ci proponiamo di informare il pubblico sul valore dell’insetto commestibile come alimento sano e sostenibile. Promuoviamo un lavoro culturale con eventi, presentazioni, format come Entoexperience, che è un percorso di avvicinamento all’insetto nel piatto con degustazione. Nelle scuole questo tema si può facilmente accostare al problema della sostenibilità ambientale.

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