Le nostre RSA riaprono: ora voltiamo pagina

Una visita nella stanza degli abbracci della Rsa di Cles. Foto © Gianni Zotta

La riapertura delle RSA della nostra provincia alle visite dei familiari, sulla quale Vita Trentina mi chiede un commento, rappresenta un fatto davvero importante, un’ottima notizia.
Da più di un anno migliaia di persone anziane residenti nelle RSA soffrono una condizione d’isolamento e separazione che solo in parte le cure degli operatori sanitari potevano alleviare.

Finalmente ci è data la possibilità di alleggerire le misure per la prevenzione della pandemia e di voltare pagina.

Fin dall’inizio della prima ondata pandemica, nel marzo scorso, le RSA si sono rivelate particolarmente vulnerabili al contagio, in tutta Europa. Per proteggere i nostri residenti, la fascia di popolazione più suscettibile al virus, fu imposta da allora la chiusura delle RSA ai visitatori e ai familiari, e la loro vita quotidiana fu costretta, dalla necessità di compartimentazione interna, negli spazi spesso ristretti dei nuclei assistenziali.

Le misure adottate, purtroppo, non hanno però impedito al virus di entrare nelle strutture, quasi in tutte, con il suo portato di malattia e di morte. Ed è stato un anno davvero tragico, nel quale nelle RSA abbiamo affrontato situazioni e problemi che hanno messo a dura prova la capacità di tutti di resistere e andare avanti.

I nostri residenti ci hanno sorpreso per la loro capacità di comprendere e accettare le limitazioni imposte. I familiari hanno per lo più manifestato sostegno e gratitudine verso gli operatori, accettando, in attesa di tempi migliori, di dialogare con i loro cari a distanza, con telefonate o video telefonate, e da ultimo attraverso incontri a distanza e senza contatto, separati da uno schermo. Gli operatori si sono trovati soli nel farsi carico, in pratica, di tutti i bisogni umani dei residenti affidati alle loro cure, compreso quello di ricevere il conforto nel momento difficile del fine vita. Hanno, e abbiamo, lavorato, da un anno a questa parte, con il dolore per la perdita dei nostri residenti, con la paura di perdere nostri colleghi, la paura del contagio tra noi e nelle nostre famiglie, l’assillo del rispetto delle procedure, la fatica di portare i DPI e nei frangenti più difficili anche con carenze di personale per le assenze dovute ai contagi.

Ci siamo sentiti nelle RSA, in questo anno di chiusura, in una sorta di grande quarantena di comunità, in un luogo separato, un tempo sospeso, chiamati a portare avanti una condizione di vita, quella dei nostri residenti e dei nostri familiari, del tutto anomala, costretta e alle necessità della prevenzione sanitaria, come in un bunker in attesa che il pericolo cessi.

Il dibattito pubblico sulla ragionevolezza e sulla sostenibilità di questa condizione di vita nelle RSA, sull’impatto che ha avuto sulla stessa salute dei residenti, che è insieme benessere fisico psichico e sociale, è stato lento ad affiorare e soffocato dall’andamento della pandemia e dal primato della tutela della salute pubblica mediante misure di prevenzione, confermato dallo stillicidio degli inesorabili decreti governativi.

Ma la domanda sull’utilità e sul senso di continuare a vivere così nelle RSA, sui bisogni primari e sui diritti dei residenti e dei loro familiari che sono stati compressi da più di un anno di isolamento forzato, era stata sollevata più volte, nelle nostre conversazioni con loro, ed era rimasta finora aperta. Consapevoli di tutto il dolore che questo isolamento forzato ha indotto in migliaia di persone, la prospettiva che si apre ora, soprattutto grazie alla campagna di vaccinazione, di aprire le porte delle RSA alle visite dei familiari, di consentire finalmente un incontro e un abbraccio, ci rende davvero felici.

Ovviamente saremo chiamati a rispettare ancora criteri e regole, alleggerite rispetto al passato, sperando che l’ondata pandemica vada esaurendosi, ma questa novità dell’apertura delle RSA ricucirà le ferite e porterà speranza e serenità, sia alle famiglie che hanno oggi i loro cari accolti in queste nostre strutture, sia a quelle che si trovano nella necessità di ricorrervi.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina