Il film su Ligabue non va nascosto

7 David di Donatello tra cui quello per il Miglior Film, la Regia e il Miglior attore protagonista, hanno risarcito il film di Giorgio Diritti dedicato alla figura di Antonio Ligabue, che aveva avuto la sventura di uscire in sala proprio al principio della pandemia e di tornarvi nel mezzo dell’estate, quasi ad esser coerente con il titolo, “Volevo nascondermi”. Già il Festival di Berlino ne aveva riconosciuto il valore, conferendo a Elio Germano l’Orso d’argento per la migliore interpretazione. Ora l’Accademia del David completa il riconoscimento e Rai Cinema che l’ha prodotto lo riporta in sala nelle principali città italiane.

“Volevo nascondermi” è un cammino di accesso all’animo complesso e fragile di Toni Ligabue, un uomo vissuto ai margini della famiglia e della società, che ha trovato la sua forma di contatto con il mondo attraverso l’arte. I dipinti di Ligabue, infatti, su tavolette, tele oppure pareti, risultano degli affreschi dell’anima, specchi riflettenti di un disperato bisogno di vita e di amore. Ligabue voleva soprattutto essere notato e accolto. E grazie all’arte è riuscito a far sentire la sua voce, lasciando quindi scoprire al mondo quel giardino fiorito all’interno del suo cuore solitario. Ligabue ha conosciuto sì la gloria negli ultimi anni, persino un riscatto nella sua condizione socio-economica – l’ebbrezza dell’acquisto di una moto rossa fiammante oppure di un cappotto di lana –, ma nel suo animo non è stata mai colmata la sua sete di affetto. E in ultimo una malattia invalidante ha spezzato le sue ali di libertà, ma di certo non il sogno di leggerezza, il desiderio di fuga da quel corpo pesante e goffo.

Merita una menzione speciale il lavoro di Elio Germano, che si è camuffato, anzi si è annullato del tutto all’interno di Ligabue. Non un mero percorso imitativo né una macchietta, bensì un denudarsi e un rivestirsi rispettoso degli abiti dell’artista, recuperando quel suo bagaglio fisico ed emozionale. Germano è arrivato a perdersi nel mondo del pittore, donandosi con generosità al lavoro di Diritti. “Volevo nascondermi” è un film di elevato spessore e intensità, che esplora la dimensione storica del Paese, quella biografica dell’uomo e quella onirica-artistica del pittore. Un lavoro raffinato ed elegante, di grande profondità; un fotogramma di un cinema che rimanda al passato, non per nostalgia ma per accuratezza. Un’opera che suona anche come una boccata di ossigeno per il nostro cinema, al pari del “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, ben oltre la solita abbuffata da commedia.

 

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