A Cristo Re “Ci adattiamo alle nuove esigenze”

Una mattinata di giochi al Grest, nel giardino dietro la chiesa di Sant’Apollinare, a Piedicastello.

Cristo Re. Fino a qualche anno fa, agli animatori degli oratori di Cristo Re, dei Solteri e di Madonna della Pace sarebbe sembrato strano fare un Grest divisi in tre parrocchie diverse. Oggi, invece, è assolutamente normale e, anzi, è una realtà. È partito lunedì 14 giugno, subito dopo la fine delle scuole, il Grest organizzato dalle tre parrocchie a Cristo Re, a Piedicastello e ai Solteri. “Il Covid ci ha fatto affrontare tante difficoltà, ma ci ha anche regalato un po’ di duttilità mentale”, spiega Giulia Cassarino, una delle animatrici del Grest. Incontriamo lei e altri animatori e animatrici un martedì sera, mentre stanno preparando il video delle scenette che, ogni mattina, aprono il gruppo estivo. Il tema, quest’anno, sono le cinque leggende, e il Grest si chiama appunto “Un Grest leggendario”. Sono 128 i bambini iscritti alle tre settimane, una di seguito all’altra, che impegneranno gli animatori. I lavori per la preparazione del Grest sono iniziati a febbraio: ogni sabato ci si incontrava per pensare a un gruppo estivo che, anche quest’anno, è soggetto alle limitazioni per contenere la pandemia.

La parrocchia di Cristo Re, però, non si è unita ad altre realtà solo in occasione del Grest di quest’anno. Da marzo, tutti i gruppi giovani di Cristo Re, dei Solteri e di Madonna della Pace svolgono le attività insieme. I ragazzi del 2006, che hanno iniziato a frequentare il gruppo giovani a settembre dell’anno scorso, appartengono alle tre parrocchie. “È un gruppo che ha fatto molta fatica”, spiega Giulia. “Non siamo mai riusciti a partire a pieno regime con le attività. Poco dopo aver iniziato, infatti, è iniziato anche il secondo lockdown, e i ragazzi più piccoli ne hanno risentito moltissimo”. Gli animatori sono concordi nell’affermare che la seconda ondata sia stata senz’altro più difficile della prima per l’oratorio. “La prima volta era tutto nuovo. Eravamo obbligati a stare a casa, e il venerdì sera organizzavamo delle serate in cui leggevamo il Vangelo e giocavamo online”, racconta Pietro Trotter. “Durante la seconda ondata, invece, potevamo uscire di più, ma i gruppi giovani dovevano vedersi online. È stato più traumatico. Molti ragazzi ci hanno detto: ‘Se si ritorna online, io non partecipo, perché sono stanco di questa modalità’. Infatti quando poi abbiamo cominciato a vederci in presenza, da aprile, sono tornati”. Anche Emanuela e Angela Nardin, animatrici di terza superiore e sorelle gemelle, hanno rilevato una certa stanchezza negli incontri online. “Noi stesse eravamo stanche di stare davanti al computer”, spiegano. “Se pensiamo agli studenti, impegnati con la didattica a distanza, possiamo capire che anche solo l’idea di mettersi davanti al computer li allontanasse”.

Da un anno e mezzo a questa parte, l’oratorio è rimasto comunque un collante, un punto fisso all’interno di una routine che, per tutti, è inevitabilmente mutata. “La nostra vita si è scombussolata, perché tutto è stato annullato”, spiegano Emanuela e Angela. “L’oratorio almeno è rimasto. Così come la scuola”. Un oratorio che è una casa anche per chi, come Giulia, viene da fuori. Siciliana, è arrivata in Trentino per studiare e, siccome da anni faceva l’animatrice, ha deciso di chiedere di partecipare alle attività dell’oratorio a don Francesco Viganò, vice-parroco di Cristo Re. “E così, eccomi qua a cenare in oratorio”, ci racconta sorridendo.

A fine agosto, una ventina di ragazzi dai 16 anni in su percorreranno la Via degli Dei, da Bologna a Firenze. Un momento per unire un gruppo che, nel corso dell’ultimo anno, ha avuto modo di trovarsi in presenza in occasione dei “Passi di Vangelo” settimanali. “Abbiamo conosciuto persone nuove in un periodo in cui non si faceva più niente”, conclude Giulia. “Alcuni ragazzi sono arrivati a Trento per motivi di studio e, data la pandemia, non hanno avuto modo di incontrare nessuno. Una ragazza di Latina, per esempio, è arrivata qui proprio in periodo Covid, e noi siamo state le prime persone che ha conosciuto”.

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