Padre Lino Mocatti, missione biblioteca

[E’ morto lo storico bibliotecario dei Cappuccini, apprezzato per un servizio umile e competente

Anche i funerali in Santa Caterina a Rovereto sono state la testimonianza dell’affetto e della stima di cui godeva padre Lino Mocatti, “il bibliotecario dei cappuccini” morto nell’infermeria roveretano lo scorso 12 settembre a 83 anni dopo una lunga malattia.

Padre Lino è stata una figura molto autorevole del mondo religioso e anche culturale trentino, come si è sentito durante l’Eucaristia di suffragio e nei ricordi sulla stampa. Anche per Vita Trentina, con la cui biblioteca interna aveva collaborato volentieri, Mocatti era diventato un punto di riferimento insostituibile: colto, appassionato, sempre disponibile. E altrettanto modesto, schivo, francescanamente umile.

Forse per mettere in evidenza pubblico il suo servizio nel 2006 gli era stato dedicato un volume in sua memora dal titolo “Pietate et studio”, due termine che forse riassumono la vocazione ecclesiale con la quale il cappuccino solandro nato a Monclassico nel 1936 aveva intrapreso gli studi presso la prestigiosa Scuola Vaticana di Biblioteconomia e i corsi dell’Archivio Segreto Vaticano. In quella stagione conciliare si occupava di animazione missionaria e aveva la responsabilità della rivista dei Cappuccini “Il Massaia” (poi diventata “Continenti”). “ Una stagione ecclesiale estremamente fervida e stimolante – ha scritto in un ricordo l’amico archivista Maurizio Gentilini – per un giovane religioso dalla mente aperta e curiosa come la sua, dalla quale poté cogliere tutti i fremiti del soffio dello Spirito che stava soffiando con forza nelle vele della barca di Pietro e inauguravano un grande rinnovamento”.

Nei pià di 40 anni in cui ebbe la responsabilità della biblioteca provinciale dei Cappuccini mise a frutto la sua formazione fondendola sempre con la preoccupazione pastorale con cui seguiva anche la presenza cappuccina nei conventi di periferia.

E’ stata riconosciuta la tenacia con cui padre Lino tradusse (assieme alla sua collaboratrice Silvana Chisté) nella catalogazione sistematica del grande patrimonio librario a lui affidato, nella inventariazione delle opere d’arte dei conventi, nella partecipazione alla redazione di repertori di grande impegno scientifico come “ACOLIT” (Autori Cattolici e Opere Liturgiche) e “Dizionario degli Istituti di perfezione”, veri punti di riferimento della letteratura professionale italiana e internazionale.

Interlocutore affabile e interessato, si fece amico tanti storici di professione ma anche tanti dilettanti amanti delle piccole storie locali, ai quali dispensava consigli e incoraggiamenti. Nel 2014, quando la salute cagionevole lo obbligò a ritirarsi nel Primiero ebbe la gioia di partecipare ad una giornata di studi promossa insieme agli amici di CIVIS e dedicata proprio al ruolo del bibliotecario. Lo vedemmo anche quel venerdì aggirarsi con laproverbiale modestia, quasi sottovoce, fra gli scaffali della “sua” biblioteca. Ascoltò con attenzione contributi di grande livello – dallo storico toscano Mauro Guerrini, che ha sottolineato la funzione di “pensatoio” degli ambienti di ricerca storica, al canonista Andrea Zanotti, alla direttrice del museo del Buonconsiglio Laura Dal Prà – dai quali emerse il valore culturale di ogni istituzione bibliotecaria e, nello stesso tempo, il contributo originale che ogni responsabile può dare. Si è calcolato che grazie a padre Lino i volumi della Bibioteca dei Cappuccini si sono triplicati (fino ad oltre 150 mila) ma ancora più ampia è stata la rete di rapporti umani e di relazioni francescane che il cappuccino ha saputo tenere vive, facendo del suo lavoro una vera missione culturale ed evangelica.

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