La qualità per la resilienza

Il progetto “Inversion” promuove un cambiamento colturale – ma anche culturale – della zootecnia verso la riduzione degli input chimici nella coltivazione del mais. Le novità dal convegno a Maso Pacomio

“Smettere di crescere in quantità e riconvertire in qualità la nostra zootecnia, mostrando l’efficacia dei sistemi ecologici anche nelle Giudicarie e nel Trentino”. Questo l’assunto da cui parte Stefano Carloni dell’azienda agricola Cargos di Fiavé, per spiegare l’efficacia del progetto “Inversion”, il cambiamento colturale – ma anche culturale- della zootecnia verso la riduzione degli input chimici nella coltivazione del mais, elemento principe dell’agricoltura “industriale” messa in crisi dalle attuali congiunture.

Carloni è uno degli allevatori partecipanti al convegno sulle innovazioni agroecologiche indetto appunto per presentare il progetto “Inversioni”- Innovazioni agroecologiche per la Resilienza e la sostenibilità della zootecnia di montagna – da parte dell’associazione “Ecomuseo della Judicaria dalle Dolomiti al Garda” insieme con numerosi altri soggetti di ecologia montana e di concerto con la Provincia.

L'incontro si è svolto lo scorso fine settimana a Maso Pacomio, fattoria didattica nei pressi di Castel Campo, alla presenza del sindaco di Fiavé Angelo Zambotti e della presidente dell’Ecomuseo Giancarla Tognoni, con il coordinamento di Patrizia Gionghi e Giorgia Robbiati, progetto “Inversion”.

La resilienza come capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi, ma di tornare indietro, è stata al centro delle riflessioni.

Di grande interesse gli interventi di Sergio Zanazzi su “Benessere animale, metodo e rilevazione sul campo e sisteni di allevamento a confronto” (azienda agricola Cattafesta), Francesco Vaccari (azienda agricola Agrilife) dell’istituto di biometeorologia del CNR, su “Pascolo razionale, un’opportunità per gli allevatori e il clima”; Francesca Pisseri (azienda agricola Maso Pisoni), medica veterinaria su “Gestione integrata della salute animale, pratiche gestionali preventive”; Enrico Novelli (azienda agricola Misonet) del dipartimento di Biomedicina dell’Università di Padova su “La sicurezza e la qualità del latte in condizioni differenti di gestione e alimentazione della mandria”. Infine Stefano Carlesi e Marzia Ranaldo (azienda agricola Cargos) dell’istituto di scienze della vita, sant’Anna di Pisa, su “Verso la riduzione degli input chimici nella coltivazione del mais”.

Presso l’azienda Cargos-Carloni è cominciata una sperimentazione di transizione agroecologica di una parte dei coltivi: la prova si sviluppa, entro il progetto Inversion, studiando gli effetti dell’impiego della biodiversità per fornire servizi utili all’agrosistema. In pratica, alla usuale coltura di mais si affianca la semina di un mix di specie, allo scopo di contenere la flora spontanea (infestanti) e sviluppare una coltura di copertura una volta raccolto il mais.

“In questo modo si cercano di perseguire importanti obiettivi”, è stato detto durante il convegno. “Mantenere coperto il suolo durante tutto l’anno, aumentare le diversità di coltura, diminuire le risorse disponibili per le specie nocive, migliorare la fertilità del suolo, diminuire le emissioni di gas serra, fornire una certa quantità di biomassa ricca di proteine in primavera”.

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