Cavit, bilancio da primato

Difficile capire il motivo dell’esonero. Il nostro (discutibile) punto di vista

“Anche quest’anno siamo soddisfatti dei risultati raggiunti. La crescita rilevante della quota sul mercato italiano e la buona tenuta delle esportazioni hanno consentito di aumentare il valore dei conferimenti ai nostri soci e allo stesso tempo di consolidare una posizione finanziaria in ottima salute”. Parole del direttore generale di Cavit, Enrico Zanoni, riportate nel comunicato stampa relativo all’assemblea dei soci (presidenti delle cantine associate) che si è svolta l’11 ottobre 2018. I numeri segnano punte mai raggiunte da 9 anni, cioè da quando Zanoni ha preso in mano il timone della corazzata Cavit. L’esercizio 2017-2018 chiuso il 31 marzo ha registrato un fatturato di 190,5 milioni di euro, in incremento del 4,4% rispetto all’esercizio precedente (+7,9 milioni di euro). In particolare si registra una crescita importante delle vendite sul mercato italiano (+14% ) che oggi rappresenta il 21,8% del fatturato di Cavit. Nel canale della Grande Distribuzione (GDO) la linea “Mastri Vernacoli” evidenzia una crescita nettamente superiore al trend di settore ed un significativo aumento della distribuzione ponderata. Si rafforza il presidio del settore horeca (hotel, ristoranti, enoteche) in linea con i consumi fuori casa Si conferma l’ottimo andamento del settore spumanti con l’eccellente risultato di vendite di Altemasi Trentodoc (+38,5%) rispetto all’anno precedente. Sul fronte dei mercati esteri che rappresentano per Cavit il 78% del fatturato si rafforza la presenza distributiva che raggiunge oggi una cinquantina di Paesi diversi. Significativo, anche se di lunga previsione, l’accordo firmato con il gruppo cinese Cofco. Ottimi riscontri anche per la controllata tedesca Kessler Sekt, azienda di riferimento in Germania nel segmento spumanti di eccellenza: fatturato 8 milioni di euro (+7%).

Tornando al consuntivo di 9 anni di direzione di Enrico Zanoni, meritano particolare evidenza l’incremento del fatturato (4%) e della remunerazione alle associate (6,2%). Cavit, giova ricordarlo, è nata a metà degli anni ’50 con il preciso scopo di assicurare reddito ai viticoltori trentini che conferiscono uve da vino alle cantine sociali di riferimento. Questo era anche il primo dei tre obiettivi che si era prefissato Bruno Lutterotti, tre anni fa, dopo avere ricevuto l’incarico triennale di presidente. Il traguardo, anche se impegnativo da raggiungere nel breve periodo, richiedeva: gestione sostenibile dei vigneti attraverso un processo di produzione integrata volontaria; territorialità, cioè libertà alle cantine di primo grado di valorizzare i vini del proprio territorio; attenzione decisa ai vitigni trentini autoctoni.

L’assemblea di quest’anno era chiamata ad approvare il bilancio, ma anche ad eleggere o confermare il presidente. Inaspettatamente per molti, sette cantine su dieci hanno votato contro la conferma dell’incarico a Bruno Lutterotti, scegliendo invece Lorenzo Libera, presidente della cantina sociale di Avio.

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