Risto 3, in mensa come in famiglia

La festa popolare per i 40 anni ha confermato la crescita costante della cooperativa leader nella ristorazione, non solo scolastica

A 40 anni dalla fondazione, uno slogan per pubblicizzare la Risto 3 potrebbe essere questo: “In mensa come in famiglia”. Non soltanto per lo stile cordiale e “casalingo” che sembra caratterizzare il personale, ma anche per la dimensione familiare che si scorge nella “squadra” della cooperativa e che si evidenzia soprattutto a fine orario, quando gli utenti della mensa sono usciti quasi tutti e finalmente cuochi e camerieri si ritrovano attorno ad un tavolo per consumare il loro meritato pranzo.

Peraltro, non si allontana molta la frase promozionale scelta per questo prestigioso anniversario – “Il gusto di fare comunità” – che va probabilmente inteso sia verso il pubblico esterno che verso la compagine sociale. Che è cresciuta esponenzialmente negli anni arrivando a quota 1400 dipendenti, dei quali ben 450 soci: un dato che parla da solo.

Altrettanto eloquente è stata la festa che nell’ormai popolare e insieme prestigioso contesto del Muse ha visto sfilare i vari volti della ristorazione oggi, con una capacità di guardare anche alle tendenze dell’”osteria in viaggio”, dei panini gourmet e dei cibi alternativi e vegani, senza far mancare ai piccoli il gusto antico del pop corn e dello zucchero filato.

“Per noi questo è un traguardo da condividere con la comunità trentina – ha spiegato alla vigilia la presidente Camilla Santagiuliana Busellato – perché la nostra cooperativa vuole essere uno snodo non solo economico ma anche sociale del territorio”. E senza ripetere la storia delle origini di Risto 3, partita quasi per scommessa dalla crisi occupazionale incontrata da alcune amiche cuoche, ha evidenziato piuttosto quella responsabilità sociale d’impresa, più volte sottolineata anche dalla presidente della Federazione della Cooperazione Marina Mattarei. Che significa anche saper intercettare il mercato con strategie avvedute e anche con sistemi informativi che favoriscono l’efficienza. Nel rispetto di sostenibilità ambientale, sociale e – perché no – anche economica, termini che già 40 anni fa forse erano inconsciamente incubati nella nuova impresa.

Finora abbiamo parlato sempre di dipendenti al maschile, ma in verità sarebbe meglio utilizzare il genere femminile perché il 90 per cento dei dipendenti sono donne, anche nei ruoli apicali.

La “famiglia” Risto 3 è una realtà cosmopolita fin dai primi anni e anche nel suo sviluppo: attualmente sono ben 23 le etnie rappresentate (per curiosità al primo posto figura quella rumena) che danno vita quindi ad ambienti lavorativi in cui l’integrazione passa anche dalla condivisione della fatica.

Per il direttore Stefano Raffaelli quest’attenzione alle risorse umane va di pari passo ad una crescita che punta su etica e qualità. Vogliamo rimanere concentrati sul nostro core businnes, la ristorazione aprendoci però anche alle province limitrofe come il Bellunese, il Veronese e l’Alto Adige. Sembra quasi che non si pongano limiti all’espansione anche se il coraggio imprenditoriale finora si è tradotto in ambizione prudente: l’appalto che ancora vi manca? “Punteremmo alle mense dell’Università! Abbiamo fatto la nostra proposta, ora vedremo al prossimo bando”.

Dieci anni fa Vita Trentina aveva svelato una canederlatrice, costruita ad hoc per uno piatti di punta del menù Risto 3, ma l’attenzione a qualità e innovazione sembra guardare sempre in avanti.

Di mensa in mensa, di catering in catering, Risto 3 si è allargata diventando una sigla nota ai bambini delle materne, agli studenti delle superiori, fino ai nonni delle residenze sanitarie e assistenzialio. E con la Risto 3 c’è anche chi festeggia una laurea, un matrimonio o un anniversario, assaporando un gusto genuino.

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