Anche le parole uccidono

Si può ironizzare sull’uccisione di una donna da parte dell’uomo che affermava di amarla? Si può fare satira sul femminicidio? Le quasi trecento persone, donne e uomini, che in poche ore hanno sottoscritto un appello che manifesta sconcerto e sdegno per il modo in cui sul quotidiano L’Adige di Trento Lucio Gardin domenica 4 novembre ha affrontato la questione del femminicidio, ritengono che no, non si può. E le adesioni continuano ad arrivare. Oltre a singole cittadine e cittadini, c’è l’adesione di “Se Non Ora Quando? Trentino” e della Casa delle Donne di Rovereto.

“Non ci capacitiamo – recita l’appello – di come il direttore de L’Adige, uno dei principali quotidiani del Trentino, Pierangelo Giovanetti, abbia potuto pubblicare il pezzo – sotto il pretesto della satira – ‘Il sessismo e la generala delle carabiniere’ a firma di Lucio Gardin e uscito il 4 novembre”. Un pezzo “offensivo e vergognoso in quanto cerca di far ridere a proposito del femminicidio, mettendo sullo stesso piano l’uccisione di una donna con quella di un tacchino”, finendo per fare eco “ad alcuni dei principali refrain sessisti che accomunano la retorica dei ‘nuovi’ uomini di potere – da Trump a Bolsonaro, fino ai nostrani Pillon e Fontana – e la loro nostalgia di un passato in cui le donne stavano al loro posto”. Di fronte alla “pericolosa banalizzazione di tragedie attuali” i firmatari e le firmatarie si dicono “profondamente indignate e indignati dal disprezzo per la vita umana che questo pezzo promuove (…). Non è accettabile che si scherzi sulla pelle delle donne e non è accettabile che si scherzi sulla pelle di nessuno. Riteniamo si tratti di un giornalismo offensivo nei confronti di tutti i lettori e di tutte le lettrici e che squalifica il giornalismo stesso”.

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