Solidarietà… di prospettiva

Accanto all'aiuto materiale, un accompagnamento nella gestione del bilancio famigliare

Sulla scia dell'esperienza positiva di Rovereto, anche il Decanato di Trento ha deciso di istituire un Fondo straordinario di solidarietà a sostegno di persone e famiglie in difficoltà.

“L'iniziativa è nata circa un anno fa, a seguito delle riflessioni dei parroci e del consiglio pastorale decanale”, spiega il decano don Corrado Prandi. “Questo Fondo non è la risposta a tutti i problemi, ma è un segno per dire: come comunità cristiana ci siamo interrogati e vogliamo cercare di venire incontro a determinate situazioni”.

Il Fondo è attivo in via sperimentale per un anno a partire dalla Quaresima 2014, e conterà sul contributo di singoli cittadini, di enti pubblici e privati, ma in particolare delle comunità parrocchiali (l'iniziativa verrà lanciata in tutte le parrocchie del Decanato domenica 6 aprile), ognuna delle quali metterà i atto iniziative di solidarietà secondo i modi che riterrà più congeniali. Non si tratta di un'occasione come un'altra per “batter cassa” ed elargire soldi: con questo Fondo, si vuole promuovere una cultura della solidarietà tra chi ha e chi non ha, sollecitando in tutti uno stile di vita più sobrio.

Il Fondo è destinato al sostegno di persone e famiglie, sul territorio del Decanato di Trento, che si trovano in situazioni di oggettiva e temporanea difficoltà economica, a seguito della perdita recente di una fonte indispensabile di sostentamento nell'economia familiare (lo stipendio, la cassa integrazione, un reddito di garanzia…). Ci si rivolge quindi ai casi di povertà temporanea e non strutturale.

Ad occuparsi della gestione del Fondo sarà un Comitato composto da cinque laici, che collaborerà con la fitta rete del volontariato che già lavora sul territorio per far fronte alle situazioni di povertà: Caritas Diocesana, il Centro di Ascolto della Caritas (CedAS), i Punti di Ascolto Parrocchiali (PAP), la Conferenza San Vincenzo e il Credito Solidale. Il Fondo si occuperà delle richieste di cui questa rete non riesce a farsi carico. “Le domande ci arriveranno tramite i parroci e i volontari, – spiega Lucia Hoffer, uno dei membri del Comitato – che presenteranno al Comitato i diversi casi. Il Comitato ne farà un'attenta disamina, valutando tutta la documentazione necessaria. Ogni domanda sarà esaminata tenendo conto di criteri oggettivi: per questo è stato scritto anche un apposito regolamento”.

L'idea è quella di non dare direttamente dei soldi in mano alle persone, ma di pagare alcune spese (fino ad un massimo di 1000 euro annui per ogni domanda) che in questo momento non riescono a sostenere, ad esempio alcune bollette, le spese scolastiche per i libri dei figli o l'affitto. “Accanto all'aiuto economico, cercheremo allo stesso tempo di dare anche un accompagnamento nella gestione del bilancio famigliare – spiega Giovanni Benedetti, coordinatore del Comitato – ragionando sulle spese superflue che è possibile tagliare, su una nuova gestione del bilancio adattata alla contingenza della situazione, intervenendo dove necessario sui casi patologici, pensiamo al gioco d'azzardo”.

“L'idea – conclude Benedetti – è quella di una 'solidarietà attiva', che non si fermi ad un mero assistenzialismo, ma che riesca anche a dare un aiuto di prospettiva per il futuro”.

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