I libri nel dopoguerra: cibo per la mente, ponti tra nazioni

Jella Lepman

Un ponte di libri

Sinnos, 2018

204 p. € 15,00

Poco a poco facciamo in modo di mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini. Mostreranno agli adulti la via da percorrere”. (Jella Lepman)

Ricordare in occasione della Giornata della Memoria, la storia di Jella Lepman, giornalista tedesca di origine ebrea, fondatrice della Biblioteca Internazionale di Letteratura per l’infanzia di Monaco (Internationale Jugedbibliothek), ha un significato particolare nel nostro tempo con una società che rischia di piegarsi su se stessa, creando barriere e di dimenticando l’importanza delle relazioni con gli altri per aprire nuovi orizzonti. In Un ponte di libri (2018), proposto dalla casa editrice Sinnos con una nuova traduzione, lei stessa ci racconta la sua esperienza nella Germania del secondo dopoguerra quando è stata invitata a tornare in patria dalla Forza d’occupazione Americana, in qualità di Specialist Adviser for Women’s and Youth Affairs. Un po’ titubante, Jella ha accettato l’incarico e ben presto si è resa conto che il compito più urgente era di dare a donne e a bambini non solo pane e vestiti, ma anche “cibo per la mente”. Si è messa subito al lavoro con grande entusiasmo e impegno affrontando le più disparate difficoltà con ottimismo, caparbietà e anche un po’ di faccia tosta. Grazie al sostegno dei vertici militari americani, che non sapevano dirle di no, di molti intellettuali, librai e bibliotecari tedeschi, di vari editori, di Eleanor Roosvelt in persona e della Fondazione Rockefeller, Jella dapprima ha organizzato una mostra internazionale di libri per bambini e ragazzi chiedendo a 20 paesi in Europa e in America l’invio dei loro libri migliori ed esponendoli in varie città tedesche tra detriti e macerie in spazi espositivi creati quasi sul momento. In seguito, quattro anni dopo, nel 1949, finito il giro delle principali città tedesche per raggiungere il maggior numero di bambini, la mostra è diventata a Monaco il fondo base della prima grande biblioteca internazionale di libri per ragazzi.

Da allora la biblioteca ha continuato e continua tutt’ora la sua missione di diffusione della cultura del libro tra i più giovani come mezzo per aprire le menti, per trovare contatti con le altre culture, per stabilire ponti tra le nazioni. E, come allora, alla base del lavoro di questa biblioteca sta la raccolta dei migliori libri, dono ogni anno dei vari paesi perché vengano conservati, ma anche e soprattutto, letti e utilizzati, dai suoi utenti.

Leggere questa biografia apre la mente su un grande problema nella Germania dopo il conflitto, una nazione a terra da ogni punto di vista, non solo materiale, il problema di ridare luce agli occhi e alle menti dei bambini oppressi dagli orrori della guerra e vittime innocenti, portatori inconsapevoli del peso dela stupidità, dell’ottusità e del fanatismo hitleriani. L’opera di Jella Lepman rivela come attraverso i libri si può contribuire ad avvicinare i popoli: leggere è viaggiare, è conoscere, è confrontare, è capire.

È commovente leggere come i bambini, e non solo, desolatamente abbandonati al vuoto monocorde del totalitarismo, abbiano accolto con entusiasmo i libri in mostra, fermandosi ore a guardarli e a leggerli, affamati di belle illustrazioni, belle parole, belle storie, belle idee. Una piccola berlinese, visitata la mostra, ha esclamato “Questa sì che è pace”. Un’affermazione spontanea che riassume il significato dell’intero lavoro della Lepman. I libri per ragazzi, le illustrazioni, l’arte, l’incontro tra bambini si sono rivelati allora strumento potente per ricostruire quello che Hitler e la guerra avevano distrutto e sono ancora oggi veicolo di bellezza, di idee, di condivisione. Libri e lettura sono importanti per la crescita di un paese. Se tanto hanno potuto fare nella devastazione della guerra, tanto possono fare ancora nelle realtà difficili del nostro tempo e moltissimo possono fare anche dove, per fortuna, problemi grossi non ci sono, anche prevenirli.

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