Saluto

Il saluto è una verifica pericolosa che in ogni caso produce sofferenza

Un lungo viaggio nella mente e nel cuore dell’essere umano si conclude. Con questo “Saluto” padre Livio Passalacqua si congeda dai lettori di Vita Trentina. La prima tappa nell’ottobre 2015 (Vt n. 39), prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco pronunciate a Filadelfia, nel suo viaggio americano: “”Viviamo un tempo di solitudine radicale”. L‘ultima ora, quattro anni dopo. Padre Livio è stato accanto alle nostre solitudini, spaziando dai piccoli grandi drammi del quotidiano alle tragedie che hanno fatto riesplodere conflitti tra civiltà. Ha toccato i grandi temi che hanno infiammato il dibattito politico (uno per tutti: il cosiddetto “utero in affitto”). Ha messo nero su bianco pensieri e considerazioni suggeriti da una lunga frequentazione del cuore dell’uomo. E ci piace pensare che – anche questa volta – abbia ragione lui: il saluto, tra credenti, è sempre un arrivederci.

Non son bravo per un saluto. Magari parto volentieri ma l’altro non vorrebbe perdermi. O forse sono io a non voler andare ma percepisco che l’altro ha bisogno di un sollievo dalla mia presenza. Questo è un saluto. E’ il saluto tra noi. Uno spazio si introduce tra noi e ci separa. Il saluto è una verifica pericolosa che in ogni caso produce sofferenza.

Se ci siamo incontrati nel profondo, o nel divertito, o nel semplice scambio di impressioni, progetti, speranze, timori, giudizi; se ci siamo capiti al volo come in un amore a prima vista; se ci siamo stupiti a vicenda con le nostre interessanti diversità o ci siamo riposati nelle nostre identicità; se siamo stati una vacanza reciproca, poco o tanto nel congedo sentiamo di perdere qualcosa della nostra vita, un nutrimento, magari piccolo come un aperitivo o utile come un integratore alimentare. Come perdere l'accompagnamento nel canto di una gustosa canzone o una presenza capace di rispettare i silenzi e di riempire i vuoti.

Ed il congedo è amarezza perfino quando ci accorgiamo corrispondere ad un incontro fallito, un'occasione perduta, ad una relazione povera di scambio, ad un accostamento impotente di due povertà, al non esser stati liberi nel ricevere e nel dare.

Il saluto, d'altro lato, è un augurio di salute più totale e duratura possibile. E' un punto interrogativo sulla voglia, la possibilità, la speranza di un arrivederci virtuale o reale con un qualche nuovo passo assieme nel cammino della vita. Saluto è augurarsi: "Non cambiare da ciò che sei in bene, non perdere le tue qualità e neppure l'apprezzamento e l’affetto che hai per me. E se proprio vuoi cambiare cambia aumentando".

La speranza che tutto continui o finisca, che il più prezioso venga salvato e che qualcosa di più prezioso nasca per merito della lontananza.

Il saluto può essere anche un relativo deporre e lasciar deporre alcune responsabilità reciproche e contemporaneamente un cercare un nuovo modo di vicinanza.

Il saluto contiene il riconoscimento di quanto si è ricevuto dall'altro e di quanto si spera di aver dato. E' l'inizio di una nostalgia per una presenza che si sta per perdere o la delusione per quanto non è stato dato o ricevuto. E' lo sventolio di fazzoletto con un grido: "Non dimenticarmi! Non ti dimenticherò! Grazie per quello di te che è incorporato nella mia persona. Sono diverso e più ricco perché ci siamo incontrati. Porto con me qualcosa di te per sempre. Altri mi daranno altro ma nessuno potrà trasmettermi quanto tu mi hai già trasmesso. E quanto sapremo dare o ricevere avrà per base il tuo precedente dono".

Tutto ciò e altro ancora è quanto vorrei esprimere ai miei 24 amici di Vita Trentina. Siate in salute! Siate sani! Noi siamo soltanto cause seconde, strumenti occasionali del primo, unico, vero, totale Donatore.

Sorgente di ogni relazione perché Amore Unico. Un nuovo, non delegabile incarico Suo ci impone l'abbandono. Come spesso una mamma ripone del suo bimbo il quaderno decorato di rossi apprezzamenti o correzioni, attribuito al passato da un primo ingiallire, con tracce di liquidi dissetanti o lacrimali, danneggiato da cancellature, con indecifrabili lacerazioni o pieghe.

Il saluto a volte sa mettere a fuoco un momento particolarmente intenso vissuto assieme o invece assume come in cinematografia il carattere della dissolvenza, della prima anestesia in medicina, dell'imbrunire in metereologia, dello sfumare in un pianissimo nella musica.

"Ve saludo Madonina, steme ben!", cantavamo per salutare un’immagine ed era un addio. Alla fine, invece, si tratta di incontrare l'originale, il vivente, senza più separazioni.

Il saluto, tra credenti, è sempre un arrivederci all’ultimo stupore che ci daremo incontrandoci alle soglie del Regno e smarrendoci felicemente, tenendoci per mano, in Lui.

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