Provinciali, 50mila abitanti ma nessun consigliere

Questa volta, almeno nell’Alto Garda, hanno perso davvero tutti. Cinquantamila abitanti, sette comuni, una comunità di valle che – si dice e si ripete da tempo – produce circa un terzo del prodotto interno lordo del Trentino, non avrà neppure un proprio rappresentante in consiglio provinciale.

Le elezioni di domenica scorsa hanno sancito questa sconfitta. Già cinque anni fa, in realtà, la rappresentanza altogardesana a Trento era piuttosto sottodimensionata. Erano stati eletti, infatti, solo Luca Giuliani e Nerio Giovanazzi. Due consiglieri provinciali a rappresentare però il 10% della popolazione trentina, il che dovrebbe portare in realtà a 3-4 i seggi dell’assemblea provinciale attribuiti ad eletti in Busa e in Val di Ledro.

Se, quindi, cinque anni fa era andata male, domenica scorsa è stato un disastro. Incapace il centrosinistra che ancora amministra Riva e Arco, di unire le forze ed eleggere almeno un consigliere. Incapace il centrodestra che almeno sul lago, nonostante l’affermazione della Lega un po’ ovunque anche in Busa, non è riuscito a far eleggere neppure un rappresentante.

E male, molto male, è andata anche ai due outsider. Già, perché l’Alto Garda non si è fatto mancare nulla in termini di divisioni. Solo qui, infatti, tra le valli periferiche del Trentino, avevamo due candidati alla poltrona di governatore, cioè l’ex deputato Mauro Ottobre (con la sua lista “Autonomia dinamica”) e l’ex presidente degli artigiani trentini Roberto De Laurentis (con “Tre”).

Due liste che in Busa sono andate anche bene (con l’exploit arcense di De Laurentis al 16%) ma che a livello provinciale non sono andate oltre il 2% la prima e l’1,5% la seconda. Esclusi quindi anche loro, nonostante ambissero al seggio più alto.

In questo contesto sarà ora difficile tornare a bussare alle porte della giunta provinciale chiedendo cose come la quarta corsia e il doppio tunnel per la “Loppio Busa”, o la riapertura del punto nascite di Arco. Il peso già modesto dell’Alto Garda in ambito trentino diventa insostenibile e c’è il rischio che alcune scelte importanti, alcuni investimenti strategici finiscano nel dimenticatoio. I nostri amministratori ora piangono sul latte versato, ma c’è da essere certi che nessuno ha capito ancora la lezione.

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