Un capolavoro cesellato dall’acqua

E’ un’attrattiva da non mancare per i turisti che frequentano l’Alto Garda

La conoscono molto più i turisti – almeno quelli che frequentano abitualmente il Garda – dei residenti. Perché alla Cascata del Varone, capolavoro geologico di indiscutibile fascino, rivani e arcensi ci vanno sempre in età scolare, giustamente accompagnati da maestre desiderose di far conoscere ai propri allievi le peculiarità del territorio, e assai meno in età giovanile o adulta. Anzi, ci si ritorna quando si diventa genitori, proprio per portarci i propri pargoli e guardarli con il naso all’insù affascinati dal tonante scorrere delle cristalline acque che dalla valle di Tenno precipitano, in quest’ultimo alto salto, in Busa, scendendo poi nel Garda grazie al corso dolce del torrente Varone.

I cartelli turistici che annunciano la cascata sono una presenza pluridecennale per chi frequenta le strade attorno al Garda. Ce n’è uno addirittura a Garda città (a 45 chilometri dalla forra), un altro a Loppio. D’altronde la Cascata del Varone è giustamente considerata una delle cose da vedere assolutamente durante un soggiorno nel basso Trentino.

La cascata – intesa come parco-grotta – fu inaugurata in pompa magna il 20 giugno 1874. Padrini di eccezione furono il Re di Sassonia, Giovanni, e il Principe Nicola di Montenegro, che si trovavano in quei giorni a villeggiare sul lago. Da allora la cascata divenne una visita obbligata a margine di tutti gli eventi ufficiali in zona. L’ospite di riguardo veniva puntualmente accompagnato a visitare il gorgo, vero orgoglio della cittadinanza.

Oggi le cose sono un po’ cambiate. I turisti vengono indirizzati alla cascata quando sono alla ricerca di alternative alla spiaggia, ai sentieri, al tour in mountain-bike. I più interessati restano i nuclei familiari, ma è frequente vedere intere comitive arrivare in pullman, sia italiane che straniere.

Dal punto di vista geologico siamo di fronte ad una vera rarità. Il suo processo formativo ha avuto inizio con l’erosione del grande ghiacciaio quaternario che ricopriva alcune decine di migliaia di anni fa il Garda (e che ne ha disegnato i contorni). Il suo lento passaggio ha appiattito e corroso la valle principale (cioè la Busa) e una volta scomparso il ghiaccio le acque dei torrenti e dei fiumi hanno iniziato a scorrere velocemente verso il basso realizzando una forte opera di erosione.

In origine il salto della cascata avveniva più all’esterno della forra attuale, poi proprio l’erosione ha fatto il suo mestiere trasferendo più all’interno il salto d’acque. Un trasloco durato almeno 20 mila anni. L’erosione ovviamente ha lavoro in modo diverso su rocce diverse, disegnando la cascata come la vediamo oggi, con una forra che si addentra per 55 metri nella montagna e un salto dell’acqua che, in totale, raggiunge i 98 metri.

Raggiungere la cascata è facile. A parte i cartelli di cui si diceva, la si trova comunque salendo da Riva o da Arco verso Tenno, lungo la statale 421.

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