Cesare resiste

Mestri ha spento 90 candeline: l'abbraccio della comunità trentina a una leggenda vivente dell'alpinismo

Per un alpinista che nel suo curriculum può vantare oltre 3.000 scalate e che aprì, già alla fine degli anni ’50, la strada al free solo (arrampicata senza corda e in solitaria, la quale oggi annovera adepti di fama internazionale), tagliare il traguardo dei 90 anni è un fatto straordinario di per sé. Una ricorrenza che Madonna di Campiglio e tutto il Trentino non hanno certo tralasciato di onorare con una festa evento il 2 ottobre alla Sala della Cultura della stazione turistica.

Emozione intensa per Cesare Mastri in primo luogo, ma anche per di tutti coloro che lo hanno voluto omaggiare con un ricordo, un aneddoto, un ringraziamento, un dono. Perché il “Ragno delle Dolomiti”, oltre che una leggenda vivente dell’alpinismo, per i giovani è soprattutto un simbolo, la celebrazione della vita per ciò che sa donarci in ogni momento.

Il grande conquistatore delle vette di allora è entrato in sala, camminando a fatica, aggrappato al suo deambulatore, commosso e fiero di poter ancora godere dell’abbraccio di un pubblico che non lo ha mai messo da parte. Sul palco lo attendevano Walter Vidi, guida alpina ed ex capo del Soccorso Alpino del Trentino, Mauro Leveghi presidente di Trento Film Festival, Carlo Claus fedelissimo compagno di scalate, Ezio Alimonta, Guida Alpina, con lui sul Cerro Torre e gestore insieme al figlio del rifugio omonimo, Roberto Failoni, assessore al turismo della Provincia, ognuno con un pensiero, un ricordo, un ringraziamento dedicato al grande alpinista.

In fondo alla sala una teoria di Guide Alpine, anche dalla Val di Sole e tanti volti noti dell’alpinismo: Maurizio Giarolli, Elio Orlandi, Sergio Martini, i fratelli Franchini, Tarcisio Beltrami, Almo Giambisi e moltissimi altri. Numerosi gli interventi emozionati degli amici, dei familiari e dei compagni di scalata, del figlio Gian, del dottor Mario Cristofolini, di Franco Giovannini, Almo Giambisi, oltre ai rappresentanti delle Istituzioni locali e provinciali. Molti i doni originalissimi tra i quali l’anteprima del documentario “Le vie del Cesare” che le giovani Guide Alpine capitanate da Silvestro Franchini, stanno realizzando con Matteo Pavana (filmmaker) e Marco Benvenuti (produttore).

Ma come passa i suoi giorni oggi un uomo che ha perso pochi anni fa la sua “nemica amatissima”, moglie, compagna e manager, che ad ogni sua impresa opponeva una strenua resistenza, ma che poi lo raggiungeva alla base del Cerro Torre e scriveva con lui pagine indimenticabili del libro “Duemila metri della nostra vita”? Un alpinista che ha affrontato per decenni la furiosa tempesta mediatica delle polemiche dopo l’impresa al Torre del 59, nella quale ha perso la vita l’amico e il compagno di cordata Toni Egger? E le polemiche successive legate al compressore nella spedizione “Campiglio 70”, di nuovo al Cerro Torre? Un uomo che ha affrontato un tumore aprendosi al suo pubblico con un altro libro intenso “E se la vita continua”?

Cesare oggi è di fronte all’impresa forse più ardua e meno gratificante della sua vita, quella di resistere al peso degli anni, di non badare ad una gamba che non gli risponde più, alla memoria che incespica tra dolori e ricordi, all’eloquio non più fluido, alle amate montagne teatro delle sue più grandi rappresentazioni che può solo guardare dalla finestra di casa.

Circondato dagli affetti familiari e dall’abbraccio del paese e dei numerosi turisti ed amici, l’uomo pare indissolubilmente legato alla vita da una corda immaginaria, che egli non molla mai.

Ogni giorno puoi vederlo attraversare piazza Righi zoppicante, aggrappato al suo deambulatore, dispensare un sorriso affettuoso a chiunque abbia voglia di scambiare qualche parola, di rivolgergli anche soltanto un saluto. La legge della montagna è questa: resistere, a tutto, sempre e comunque e Cesare, Guida Alpina, padre, nonno, bisnonno, alpinista e presidente delle Guide Alpine di Madonna di Campiglio, continua a interpretarla, con tutto sé stesso.

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