Da Milano per Vigilio

Visita alla basilica di San Simpliciano, successore di Ambrogio, che presenta molte tracce del legame con la comunità trentina

Milano, 22 giugno – Nell'anno dell'Expo, che colloca la metropoli lombarda al centro dell'attenzione mondiale, le tracce della Milano cristiana disvelano anche l'originale legame con Trento. Sta tutto nella disponibilità dell'illustre vescovo Ambrogio (340-397) che acconsentì alle richieste dell'amico Vigilio, terzo vescovo di Trento, inviando tre giovani originari della Cappadocia per aiutarlo nella sua opera evangelizzatrice.

La comunità parrocchiale loro dedicata, quella dei Santi Martiri Anauniesi, sorta alla fine degli anni Sessanta nella zona Gallaratese e animata all'avvio da sacerdoti trentini, è salita a fine maggio a Sanzeno per partecipare alla solenne ricorrenza liturgica.

Ma in un'altra parrocchia milanese, dalla quale la settimana scorsa sono arrivati cinquanta pellegrini a Trento (vedi sotto), la presenza iconografica di Vigilio appare suggestiva ed eloquente, anche se sconosciuta anche a tanti universitari che hanno studiato a Milano.

E' la parrocchia del centro storico, sede della basilica di San Simpliciano, fondata secondo la tradizione da Ambrogio e completata appunto dal suo successore Simpliciano (320-401). Ci presenta fin dalla facciata romanica un vivace mosaico che raffigura i tre giovani evangelizzatori (Vigilio mandò le reliquie a Simpliciano): al centro il diacono Sisinio con il calice, a sinistra il lettore Martirio con il Vangelo e a destra l'ostiario Alessandro con la chiave.

Entrando in basilica, un bagliore che penetra dall'alto nelle tre navate, porta gli occhi a “sfogliare” le numerose vetrate istoriate nel 1928 su disegno di Aldo Raimondi, come fossero pagine scritte sulla luce. Due vetrate, in particolare, narrano le vicende dei Martiri in relazione a Vigilio: nella prima (in questa pagina) il vescovo li accoglie al loro arrivo da Milano, nella seconda (è l'immagine di copertina) li invia in Anaunia per la loro “missione fra i pagani“ .

Ma la testimonianza della vicinanza di Vigilio con Ambrogio, presente anche in altri centri europei e in altre fonti letterarie, è concretizzata nell'affresco sulla parete a destra dell'altare maggiore in un'opera attribuibile ad Aurelio Luini. Aspetto giovanile ma autorevole, il vescovo è raffigurato benedicente con il pastorale ed un viso incorniciato da una folta barba piuttosto inusuale nelle rappresentazioni di Vigiliano.

Infine, un paliotto del 1870 di Gaetano Garzoli, con le figure di un vescovo accompagnato da un terzetto di giovani e altri quattro vescovi mitrati, a sintetizzare “un capitolo importante della storia della Chiesa”, come osserva lo storico dell'arte Pietro Marsilli, nostro collaboratore e studioso dell'iconografia vigiliana.

L'arte e la devozione popolare testimoniano, dunque, l'amicizia che attraverso i vescovi (da Vigilio ad Ambrogio, da Giovanni di Costantinopoli a Simpliciano) legavano le Chiese sorelle in una “sororità spirituale”: così la definì il card. Martini a Trento per San Vigilio nel 2002 sottolineando la dimensione locale e universale di questi rapporti fraterni fra comunità lontane, riconoscendovi “un modello anche e soprattutto per il futuro della Chiesa, ma non solo”.

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