“Ero forestiero…”

Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi “che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame” , il Vangelo ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Sono le parole del Papa all'Angelus. Francesco ha rivolto un appello direttamente alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e santuari di tutta Europa affinché si “accolga una famiglia di profughi”. Si tratta di un intervento coraggioso che non è rimasto inascoltato e che a livello diocesano ha accelerato un'operazione avviata da oltre un mese, per l'individuazione di alloggi idonei nell'ambito del patrimonio ecclesiale, comprese le parrocchie. Sono una trentina quelli censiti e che saranno destinati ai profughi al termine per una parte di lavori di lavori interni idonei per l'abitalità.

Sul versante dell'assistenza prosegue il lavoro della Caritas attraverso tutto il suo apparato organizzativo, centrale e periferico. Le parole del Papa hanno solo incoraggiato la comunità cristiana trentina che finora ha operato d'intesa con la Provincia e che è chiamata a perseverare nel percorrere con generosità la strada dell'accoglienza e dell'ospitalità. Quella del Papa è un'esortazione a riflettere e agire che ha raggiunto i piani alti della politica facendo breccia anche fra alcuni Paesi europei, in primis Germania, Francia, Gran Bretagna che ha deciso di ripensare la propria posizione, aprendosi ai rifugiati. L'Italia è in prima linea, nonostante fremiti populistici contrari. Si tratta di un'emergenza destinata a durare nel tempo, mentre necessita di un ragionamento sul lungo periodo. E' una grande occasione, per dirla con Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che in questi giorni, sta tenendo a Tirana in Albania, l'Incontro internazionale delle religioni per la pace, per ridire cos'è l'Europa, un continente che non vive e non più vivere per sé stesso, che sta invecchiando nella paura. Da Tirana arriva un imput: la pace è possibile, ma la pace è un progetto. Tutti devono contribuire a costruirla. L'Europa sta vivendo una fase di disgelo ed in Parlamento a Strasburgo sono state annunciate misure concrete per un'azione in campo migratorio, presentate mercoledì 9 settembre dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. “L'Europa – ha sottolineato Juncker – non è chi si volta da un'altra parte, chi appicca il fuoco ai campi di raccolta. L'Europa sono i ragazzi di Kos che portano i panini ai siriani, chi ha applaudito il loro arrivo nella stazione di Monaco”. Nel suo discorso sullo stato dell'Unione il presidente della Commissione Ue ha invitato all'azione, gettando le basi per le nuove regole dell'accoglienza e della solidarietà.

E' il momento della sincerità – ha ancora affermato – non di vuoti discorsi: manca l'Europa, manca l'unione, si deve cambiare. Ora la priorità è affrontare l'emergenza dei profughi. E' una questione di umanità e dignità. Siamo di fronte a numeri spaventosi, ma dobbiamo reagire. Del resto, la nostra storia, la storia di noi europei, è la storia di rifugiati. E stiamo parlando non di secoli fa, ma di pochi anni fa”. Umanità, dignità, coraggio, giustizia sono le parole usate da Juncker per descrivere l'emergenza di queste settimane, che ha definito “tempo di un'azione audace e concentrata” di Ue, Stati membri, e istituzioni. “Chi critica l'integrazione europea deve riconoscere – ha detto ancora – che questo è un luogo di pace e stabilità e di questo dobbiamo andare orgogliosi”. Un discorso di grande apertura quello del Presidente che segna un'inversione di rotta, un segno di speranza in quest'Europa da tempo dormiente.

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Sto per congedarmi da voi cari lettori di Vita Trentina dopo più di un quinquennio di lavoro. Il mio obiettivo di questi anni è stato quello di camminare, o almeno di provarci con ciascuno di voi. Se solo fossi riuscito a fare un tratto di strada “insieme”, questo sarà per me di grande soddisfazione. Grazie a tutti voi dunque, ai colleghi di redazione, della grafica, dell'Amministrazione, ai collaboratori e ai fiduciari nonché ai vertici della Diocesi e a tutto il clero per l'indubbio sostegno riservatomi in quest'esperienza che ritengo straordinaria e gratificante, con i migliori auguri di ogni bene al successore Diego Andreatta.
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