Sos editoria

Finalmente in aula un disegno di legge ad hoc. “E' ora di cambiare” dice la promotrice Lucia Maestri.

Il presidente Paolo Curcu: “C'è sempre meno gente che legge libri”

I trentini e gli altoatesini si confermano (dopo friulani e giuliani) ai vertici nazionali nella classifica del lettori più assidui. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, che si riferiscono allo scorso anno, il 53,3% della popolazione dai 6 anni in su ha letto almeno 1 libro nei 12 mesi precedenti l’intervista rivolta loro dall’Istituto nazionale di statistica. Il Friuli Venezia Giulia primeggia con una percentuale del 53,6%, la Sicilia è maglia nera con il 26,2% mentre la media nazionale è del 41,4%. Ancora scarsa, invece, l’abitudine a scaricare libri online o e-book (la percentuale è del 13,3% a fronte di una media nazionale del 15,6%). Nonostante questi dati, il mercato editoriale trentino soffre, in bilico fra buona volontà degli editori e un interesse pubblico non sufficiente.

Da venerdì a domenica si svolgerà in piazza Fiera a Trento “Medita”, l’ormai tradizionale mostra dell’editoria trentina promossa dall’associazione di categoria forte di una ventina di case editrici che proporranno i loro stand, presenteranno le novità e coinvolgeranno i più piccoli in momenti di ascolto di tante storie grazie ai volontari del Servizio civile provinciale.

“La nostra editoria – riflette Paolo Curcu – presidente dell’Associazione editori trentini – è in difficoltà non tanto o non solo per la crisi economica generale ma perché, ed è un fenomeno generalizzato, c’è sempre meno gente che compra libri e, soprattutto, li legge”. Nel 2013 le case editrici trentine – che non sono solo quelle aderenti all’associazione ma anche diverse istituzioni quali ad esempio la Provincia e la Fondazione Museo storico ma pure qualche stampatore – hanno sfornato (ultimi dati Istat disponibili) ben 909 titoli, di cui oltre la metà di pedagogia, psicologia e didattica (un aspetto a cui non è certo indifferente la presenza di Erickson, leader a livello nazionale in questi settori), una media di quasi 2 e mezzo al giorno, tre volte tanto quelli pubblicati in provincia di Bolzano. Nel giro di 7 anni, a partire dal 2007, i titoli disponibili annualmente sono aumentati di oltre il 50% e si tratta, per più della metà, di prime edizioni, cioè di nuovi libri.

“Per fortuna – prosegue Curcu – in Trentino siamo ai vertici nazionali in quanto a lettori, quasi un mondo a parte per cui riusciamo ancora a sopravvivere ed a investire”. Comunque, da tempo gli editori chiedono una normativa che li sostenga e che, almeno per ora, non c’è. Sulla falsa riga di quanto succede in Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta. Lo scorso aprile, Lucia Maestri, consigliera provinciale del Pd, insieme ai colleghi Alessio Manica, Violetta Plotegher e Luca Zeni (nel frattempo diventato assessore), ha presentato un disegno di legge (“Interventi a sostegno dell’editoria”) che dovrebbe arrivare all’attenzione della V commissione provinciale nei primi mesi del prossimo anno e che prevede interventi destinati ai piccoli editori indipendenti (ovvero chi ha prodotto e distribuito nell’ultimo anno almeno 3 titoli e 10 nel triennio, non è affiliato a grandi gruppi e rientra tra le piccole o microimprese così come stabilito dalla Ue). Previsti, tra l’altro, non solo contributi (complessivamente 200mila euro l’anno, anche per la traduzione di testi in lingua straniera) ma anche incentivazione alla diffusione e promozione delle opere, anche al di fuori dei confini provinciali, e nelle scuole. “L’editoria trentina – sottolinea Lucia Maestri – è un bene prezioso per un territorio perché si prende cura di temi e di autori locali che, altrimenti, nel vasto mondo dell’editoria farebbero fatica a trovare la luce. Fa cioè parte del nostro patrimonio culturale. Nella legge è introdotto un concetto, significativo, in base al quale anche la cultura è iniziativa d’impresa (da qui il sostegno previsto per ristrutturazioni aziendali e ammodernamento tecnologico, ad esempio). E poi, abbiamo visto anni in cui la Provincia ha fatto l’editore, ma pure acquistava copie su copie. Bene, è ora di cambiare. Nella legge c’è l’indicazione che piazza Dante smetta quei panni, almeno in gran parte. E che quel lavoro lo faccia chi è del mestiere. Insomma, non faccia la Provincia ciò che può fare l’editoria, sulla scorta delle regole della concorrenza”.

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