Una vita nel baule

Documenti, scritti, fotografie e oggetti dei profughi trentini della prima guerra mondiale

Sono sedici milioni e 681mila i profughi europei della prima guerra mondiale, di questi centomila trentini sono stati distribuiti in varie località dell'Impero Asburgico e in Italia, anche molto lontano come in Sicilia. Una marea di sofferenza – famiglie spaccate, miseria, lutto, pianto, infanzia negata – che ancor oggi si ripete con i disperati che attraversano il Mediterraneo. Una riflessione in tal senso viene proposta dalla mostra “Gli Spostati – Profughi, Flüchtlinge, Uprchlíci 1914-1919”, che riprende il titolo degli omonimi due volume prodotti dal Laboratorio di storia di Rovereto e presentati di recente.

La mostra – allestita presso palazzo Alberti-Poja a Rovereto – è frutto della collaborazione del Laboratorio di storia, della Fondazione Museo civico e del Museo storico italiano della guerra. Documenti, tra cui citazioni da diari, e fotografie raccontano la vita degli sfollati nei vari campi di concentramento, il patimento del viaggio, un trasferimento spesso repentino capitato sulla testa come un grosso macigno, e l’abbandono di ogni sicurezza.

Significativa all’ingresso, davanti all’immagine di copertina della mostra, la collocazione di alcuni bauli d’epoca: “Chi poté averlo con sé vi sistemò le poche cose sue e dei suoi cari, lo tenne in gran conto – si legge nel testo di presentazione della mostra – sui treni e in terra straniera, lo riportò in patria, e lo conservò come memoria materiale di quell’esperienza”. E si aggiunge: “Quel baule, quei bauli, proprio per questo, assurgono oggi a simbolo dei nostri profughi, impronte del loro essere e del loro andare; così come gli zainetti che attraversano il mare assieme a chi li porta sono il simbolo dei migranti di oggi”. Un’altra peculiarità della mostra – che amplia l’argomento dei due volumi – è la presenza di numerosi oggetti-ricordo, conservati con affetto dai discendenti. Centinaia di persone li hanno prestati al Laboratorio di storia. “Eccomi sola con cinque figli, e uno che non tarderà a venire alla luce, maledeta guera!”, scrive sul suo diario la roveretana Adelia Bruseghini; il suo amaro sfogo è riportato in uno dei pannelli.

La mostra è aperta fino al 3 aprile 2016. Orario: da martedì alla domenica, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, ingresso gratuito. Serve la prenotazione per le visite guidate.

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