Condividere la memoria

La proposta è della Comunità ebraica di Merano, assieme all’associazione Deina Trentino Alto Adige

Merano – Condividere la memoria: è questa la proposta della Comunità ebraica di Merano che, assieme all’associazione Deina Trentino Alto Adige, ha introdotto la settimana scorsa, nell’ambito della Piattaforma delle Resistenze Contemporanee 2016, il progetto “Memory Sharing”, uno dei dodici percorsi (sei altoatesini e sei trentini) selezionati dalla Piattaforma per quest’anno.

Si tratta in sostanza di riprendere in mano le biografie delle persone che, a causa delle persecuzioni e delle deportazioni avvenute in particolare dopo il settembre del 1943, sono morte nei campi di concentramento. Il loro ricordo, con questo progetto, non viene tenuto vivo solo tramite le parole, ma soprattutto attraverso le (buone) azioni di chi vi partecipa. Ciò che queste persone farebbero di bene, se fossero ancora vive, lo facciamo noi oggi, aprendo gli occhi sulla realtà che ci circonda e individuando possibili ambiti di impegno.

Un primo incontro pubblico si è tenuto nel pomeriggio del 29 marzo nella sinagoga di Merano col titolo: “Memoria in Alto Adige: se non ora, quando?”. Ad illustrare modi e forme della “memoria ebraica” e della memoria altoatesina di fronte alla questione ebraica, moderati da Laura Sedda, c’erano Vittorio Robiati Bendaud, filosofo, collaboratore del Tribunale Rabbinico del Centronord Italia, impegnato a più livelli nel dialogo ebraico-cristiano, Federico Steinhaus, storico, giornalista, per lunghi decenni presidente della comunità ebraica meranese, Hannes Obermair, direttore dell’Archivio storico della Città di Bolzano e Alessandro Huber per l’associazione Deina.

Robiati ha fatto riferimento ai tre pilastri della memoria ebraica: la creazione (che continua nel presente), la liberazione, l’esperienza del monte Sinai che coniuga in modo inscindibile libertà e responsabilità. Steinhaus ha evocato i rischi della memoria selettiva e Obermair ha spiegato in breve come la popolazione altoatesina sia passata dalla rimozione alla presa di coscienza attraverso iniziative come la posa delle pietre d’inciampo sulle strade di Bolzano.

La serata è la prima di una serie di tre previste dal percorso “Memory Sharing”. Il progetto intende sensibilizzare la popolazione altoatesina partendo dal concetto di memoria caratteristico del mondo ebraico, secondo il quale una persona vive finché c’è qualcuno a ricordarla e il ricordo stesso è azione a beneficio di chi vive ancora. Ogni partecipante al progetto è per questo sollecitato a compiere un’azione di ricordo individuale, aiutando una persona bisognosa in nome di una persona deportata e uccisa, che se oggi fosse qui con noi avrebbe potuto compiere questa azione. “Mettendosi al servizio del ricordo, per un momento i nostri deportati mai tornati rivivono in mezzo a noi e con noi”, è stato detto.

“Memory sharing” significa “condividere la memoria”. Il fenomeno della condivisione è oggi sempre più diffuso e presente nei dibattiti economici, sociali, culturali e tecnologici e sarà dunque al centro delle proposte legate alla Piattaforma delle Resistenze Contemporanee 2016.

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