La consegna del “mi sta a cuore”

Anche un richiamo esplicito a don Milani nella lettera consegnata a San Vigilio dal Vescovo ai trentini: “L’ho scritta per aprire un dialogo e una collaborazione interiore, a partire dall’umanità di Gesù Cristo”

somm2: Festeggiato per i suoi 30 anni di sacerdozio l’Arcivescovo ha invitato a pregare per i preti “che sono il tesoro del vescovo”

San Vigilio, 26 giugno 2017 – Ha atteso la gioiosa conclusione dell’Eucaristia di San Vigilio, resa solenne dagli squilli degli ottoni, per dire due semplici parole di presentazione della sua seconda Lettera alla comunità, dopo quella dello scorso anno “Silenzio e attesa”.

“Non so se ci sono riuscito – ha confidato mons. Lauro Tisi – il mio intento era quello di dialogare con tutti, con la comunità credente, ma anche non credente o appartenente ad altre fedi. Vorrebbe aprire un dialogo, un confronto, una collaborazione ulteriore”. L’Arcivescovo ha sottolineato solo il passaggio centrale, quello dedicato a Gesù Cristo e alla sua umanità: “E’ il mio chiodo fisso – ha spiegato – e vorrei che anche chi non crede potesse soffermassi su questo pensierio, perchè siccome il nostro Dio ha l’umano come sua chiave d’apertura, credo che sul terreno dell’umano possiamo incontrarci”.

Poi è sceso nella navata centrale e l’ha consegnata personalmente alle autorità politiche presenti – comunali, provinciali e nazionali – ed ai rappresentanti delle forze dell’ordine: simbolicamente l’ha donata anche ad alcuni fedeli e poi ai canonici del Capitolo e al parroco del Duomo. Dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta aveva ricevuto in dono all’offertorio l’olio per la lampada di San Vigilio e agli amministratori mons. Tisi ha espresso riconoscenza “non scontata” per la collaborazione delle istituzioni con la comunità ecclesiale.

Il dialogo è proseguito con la folla, attorno a quel pane fresco che i panificatori trentini hanno destinato anche ai poveri della città e richiama il servizio di promozione umano svolto dal patrono Vigilio.

Sulla copertina della Lettera i gigli del campo rappresentano il richiamo evangelico a quella sobrietà che nella lettera l’Arcivescovo suggerisce nelle parole, nell’attenzione ai poveri e nella lentezza positiva come stile di vita. Introdotta dalla dura realtà dei suicidi, il testo riprende il valore della relazione, raccogliendo anche episodi e incontri di questo primo anno di episcopato, come la testimonianza di due famiglie trentine provate dalla sofferenza. Il titolo benigniano “La vita è bella” trova in realtà uno sviluppo nel brano presentato da Fiorella Mannoia al Festival di Sanremo: “Che sia benedetta”. A proposito, nel testo che trovate allegato a questo numero di Vita Trentina, mons. Tisi si permette “in modo un po’ provocatorio, di capovolgerne il finale: la vita da tenerci stretta non è la nostra, ma quella altrui. Se impareremo a tenerci stretta la vita degli altri, allora salveremo anche la nostra”. E aggiunge: “Non temiamo le inevitabili tensioni reciproche, temiamo l’apatia così diffusa che è negazione della felicità, e temiamo l’incapacità di dirci “ti voglio bene”, di perdonarci, di ripartire. Temiamo di non avere nulla, al di fuori di noi stessi, per cui pronunciare quell’“I care”, quel “mi sta a cuore”, caro a don Milani, maestro nel proiettare l’attenzione al di fuori di noi, per cogliere negli altri e nell’Altro la vera ricchezza della vita”.

L’applauso finale, suggerito dall’augurio del vicario generale don Marco Saiani per il trentesimo di sacerdozio di don Lauro (ordinato il 26 giugno), è stato girato dall’Arcivescovo a tutti i suoi cinque “compagni di Messa” e tutti i confratelli, dai due novelli agli anziani presenti: “Il sacerdozio non è un dono privato ma da condividere con gli altri. Mi sento in cammino con tutti. Sono contento di voi e mi permetto di dire – come la mamma dei Gracchi – che il tesoro del vescovo sono i preti Fate un applauso per loro”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina