Arianna Bridi, sogno a cinque cerchi

Sono forse più i chilometri percorsi in acqua, nuotando, che quelli macinati a piedi, nella vita di Arianna Bridi, maratoneta dell’acqua classe 1995 e già bronzo ai Mondiali di nuoto di Budapest 2017 nella 10 e nella 25 km, che domenica scorsa è stata ospite negli studi di radio Trentino inBlu.

Reduce dai Campionati italiani assoluti a Riccione, dove si è aggiudicata la terza piazza nella 5 km indoor, la nuotatrice trentina si è concessa un fine settimana a casa e prima di ripartire per Roma, dove vive e si allena ormai da tempo, ha trovato il tempo di sottoporsi alla raffica di domande dei conduttori della Noche del 10, incuriositi da una disciplina che purtroppo non gode della visibilità mediatica che meriterebbe.

Partiamo dagli assoluti di Riccione, come si fa a gareggiare su grandi distanze in piscina?

La 5 km indoor è una gara strana, è un po’ come chiedere a un maratoneta di fare 20 chilometri sul tapis roulant, agli Europei e ai Mondiali non esiste e per noi è più un test che una vera e propria gara, sono 100 vasche da 50 metri e la cosa più faticosa sono le 100 capriole e le 100 spinte con le gambe ogni volta che arrivi al muro.

Le tue gare sono la 10 e la 25 km, quale distanza preferisci?

Al Mondiale ho vinto il bronzo in entrambe ma essendo gara olimpica considero più importante la 10 km. Sono due cose completamente diverse, la 10 è molto più tattica e competitiva, visto anche lo sprint finale con molte più avversarie; nella 25 conta tanto la testa, effettivamente è una gara di resistenza più contro sé stessi che con gli altri.

Conclusi i Campionati italiani indoor quale sarà il tuo prossimo impegno importante?

La prossima gara sarà la seconda tappa di Coppa del Mondo, alle Seychelles il 20 di maggio, che è stata inserita in calendario per la prima volta quest’anno quindi non sappiamo che condizioni dell’acqua andremo a trovare, ma l’impegno più importante della stagione sono gli Europei di Glasgow a metà agosto. Sarà una situazione particolare in quanto è il primo appuntamento in cui per regolamento tutti gli atleti dovranno gareggiare con la muta. Una decisione che non condivido del tutto: da buona trentina non soffro tanto il freddo e gareggiare sotto i 20 gradi per me non è un problema mentre per altre sì. Con la muta perdo quindi quel piccolo vantaggio di adattamento, in più la muta è sostanzialmente di gomma e aiuta a galleggiare meglio atlete più pesanti o che nuotano un pochino peggio di me. In ogni caso il mio obiettivo sarà certamente quello di fare una buona gara e cercare di andare a medaglia.

Anche se non salta all’occhio, le vostre sono gare molto fisiche…

In caso di gare molto corte o con tracciati ripetuti ogni volta che ci si trova a girare le boe si crea un tappo e spesso volano pugni, botte e colpi proibiti. Ci si picchia tantissimo e l’arrivo è il momento peggiore della gara, anche perché si è più stanchi e molto meno lucidi. Ricorderete tutti l’ultima gara olimpica quando l’atleta francese che aveva già al collo l’argento o il bronzo è stata squalificata per aver spinto sott’acqua la nostra Rachele Bruni.

Arianna Bridi negli studi di radio Trentino inBlu

Il tuo è uno sport di fondo, di che tipo di programmazione necessita?

Nello specifico faccio 10 allenamenti da 2 ore e mezza in acqua a settimana, più 3 sedute di palestra, fisioterapia posturale ed esercizi a secco. Un anno e mezzo fa ho avviato un progetto quadriennale che speriamo possa portarmi all’olimpiade di Tokyo 2020. La programmazione va di 6 mesi in 6 mesi ed ogni metà anno c’è un obiettivo gara come gli Europei, i Mondiali, una Coppa del Mondo. All’inizio dell’anno prossimo ci saranno i Mondiali in Corea che metteranno in palio 10 posti per l’Olimpiade.

Viste in televisione le acque in cui gareggiate non sembrano particolarmente invitanti…

No, alcune sono davvero terribili, ma dipende dai posti. Per esempio a Cancún in Messico l’acqua era bellissima, come probabilmente sarà alle Seychelles, però ho gareggiato anche nell’Idroscalo di Milano dove è proprio vietata la balneazione, quindi dopo la gara hai quella settimanella di problemi intestinali assicurati.

Come sei finita ad allenarti a Roma?

Purtroppo a Trento è impossibile allenarsi. Se avessi avuto spazi e possibilità di allenarmi sarei rimasta volentieri qui, nonostante a Roma abbia trovato ormai il mio equilibrio ed ho tutto nel raggio di 200 metri dalla caserma in cui vivo, però casa è sempre casa e mi piacerebbe poter trascorrere più tempo in Trentino.

Da quanti anni nuoti? Ma soprattutto come ti è venuto in mente di cimentarti con distanze così lunghe?

Quando i miei genitori mi hanno portata in piscina mi è piaciuto proprio tanto, anche se nelle prime gare arrivavo sempre ultima. Poi con gli anni sono arrivate le prime medagliette e le gare un po’ più lunghe, dove andavo decisamente meglio. Quando ho provato per la prima volta una 4 km di fondo a Caldonazzo mi sono divertita da morire, anche se mi sono persa nel lago e sono arrivata ultima; negli anni successivi è andata sempre meglio, fino quando sono stata notata dai tecnici della nazionale giovanile e da lì ho iniziato il mio percorso.

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