“Dite che il mondo è in guerra”

“Dite che il mondo è in guerra”: nasce da questo invito di Papa Francesco, il 6 maggio 2017, durante l’udienza alle Scuole per la pace, la risposta corale che scandirà i passi dell’edizione 2018 della Marcia Perugi-Assisi della pace e della fraternità che quest’anno si svolgerà domenica 7 ottobre. La partenza è alle 9 a Perugia dai Giardini del Frontone, l’arrivo dopo circa 24 km alla Rocca di Assisi intorno alle 15.

La storica marcia ideata il 24 settembre 1961 dal pacifista Aldo Capitini mette in cammino da Perugia ad Assisi decine di migliaia di persone e centinaia di associazioni, sindacati, scuole, enti locali, a testimoniare la presenza di una società civile che crede nei valori, che vuole costruire anziché distruggere, collaborare anziché competere, tutelare i diritti delle persone anziché sfruttare. Ogni anno i temi sul tappeto seguono i cambiamenti del mondo, delle politiche internazionali e nazionali. E cercano soprattutto di educare i giovani alla solidarietà, alla pace, al rispetto delle diversità e dei diritti umani.

Nel Meeting della pace e dei diritti umani che precede la Marcia, il 5 e 6 ottobre ad Assisi, circa 4.000 giovani parteciperanno a laboratori tematici insieme ad insegnanti ed esperti, con un boom di richieste rispetto agli scorsi anni. Stavolta l’accento sarà anche su un anniversario ignorato: i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani.

“E’ una fase politica che ci preoccupa tantissimo”, afferma Sergio Bassoli, coordinatore della Rete della Pace, che “dice no alla criminalizzazione della solidarietà” quando si tratta di salvare persone in mare; no alla vendita di armi italiane all’Arabia Saudita impegnata nella guerra in Yemen, contravvenendo alla legge 185 che lo vieta; no allo sfruttamento e alla mancanza di diritti nel lavoro, “con il 54% dei lavoratori nel mondo senza tutele”. Una richiesta forte rivolta al governo italiano riguarda la ratifica del Trattato internazionale contro la proliferazione delle armi nucleari: secondo padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano di origine trentina, il problema nucleare “va messo al centro perché i governi usano queste armi per incutere terrore, creare disuguaglianze sociali e mantenere la profonda ingiustizia del 10% della popolazione che consuma il 90% delle risorse”. Sulla situazione italiana, in particolare riguardo alla questione dei migranti, padre Zanotelli è fortemente pessimista: “E’ un momento molto difficile. Ho l’impressione che si stiano commettendo dei crimini incredibili. Diranno di noi ciò che dicono dei nazisti”. E conclude: “Dobbiamo riprendere coraggio e schierarci, perché è immorale quanto sta succedendo”.

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