La libertà di conoscere al tempo delle fake news

Nell’“Era della conoscenza” è compito delle istituzioni culturali formare persone libere e competenti, richiama il convegno del “Rezzara”

Si ritiene che i social media siano indispensabili nella complessità del nostro mondo globalizzato. Ma è motivo di discussione se abbiano ampliato le possibilità di far circolare notizie false e ingannevoli (fake news). Sul tema Libertà cognitiva e fake news” si è svolto il 14 e 15 settembre presso l’Istituto di Scienze religiose di Vicenza il 52° Convegno sui problemi internazionali dell’Istituto Rezzara di Vicenza. Con orientamenti diretti ai convegnisti ed approfondimenti ha condotto il Convegno il Direttore del Rezzara, mons. prof. Giuseppe Dal Ferro.

Dopo il saluto del vescovo Beniamino Pizziol, Giorgio Ferrari, editorialista di Avvenire, ha ricordato nella prolusione che al loro esordio i social media furono considerati una nuova “rivoluzione copernicana”. Una tecnoutopia? In realtà sono stati usati da una parte degli utenti, facendo leva sull’emotività delle persone, per sostenere tesi basate su un’informazione contraffatta e seminare l’odio sociale. Per smascherarne la tendenziosità, Ferrari ha suggerito un metodo: il confronto tra fonti informative diverse, leggere, pensare e avvalersi di una cultura digitale. In sintonia con Ferrari l’intervento di Pier Cesare Rivoltella (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) sull’educazione al senso critico; ha esortato i giovani a diffidare di ogni radicalismo.

Nel contesto interdisciplinare del Convegno il filosofo Giuseppe Goisis (Università di Venezia) ha messo in primo piano il problema della pretesa assenza della verità nella post-verità attuale. Ma “se non c’è verità, non c’è giustizia” e la politica diventa un potere manipolatore. Anche se parziale, la conoscenza degli uomini della verità è irrinunciabile. Ricoeur e Lévinas insegnano che la verità è “nomade”: cammina scintillante sempre un passo davanti a noi che non riusciamo ad afferrarla, ma questa ricerca “illumina gli itinerari dell’umanità”. Sul rapporto tra verità e giustizia è ritornata la penalista e criminologa Arianna Visconti (Cattolica). La manipolazione della verità mina il sistema democratico e colpisce beni giuridici elevatissimi: reputazione, salute, riservatezza, ordine pubblico, ecc. La ricerca criminologica è indirizzata a rendere possibile una politica preventiva.

Nella loro fase aurorale, ha affermato Simone Tosoni (Cattolica), si pensò che i social media avrebbero reso l’utenza attiva e protagonista, non essendo condizionata dall’intermediazione dei mezzi di comunicazione di massa; ma ad essa si sostituì quella delle piattaforme digitali in modo non evidente e sottile. Anche le tecniche di persuasione possono limitare la libertà cognitiva. Risalendo al XX secolo, Luca Castellin (Cattolica) ha rievocato il controllo sul popolo in esso esercitato dai regimi totalitari e democratici. Recente è la vicenda raccontata da Giovanna Mascheroni, pure lei docente alla Cattolica, in tema di tecniche di persuasione. Nel marzo 2018 scoppiò in USA lo scandalo di Cambridge Analytica in seguito a una denuncia. L’accusa era di aver usato 87 milioni di utenti di Facebook per l’invio di messaggi elettorali su misura. La propaganda ricorre anche a campagne di disinformazione a danno dell’avversario.

Con uno sguardo complessivo rivolto al ruolo centrale dei media in rapporto con la democrazia, a partire dalla rinascita del dopoguerra, Fausto Colombo (Cattolica) ha individuato una progressiva istanza di pluralismo e di partecipazione dal basso, che sfocerà nei conflittuali anni ’70 e nella promessa di democratizzazione, che poi si affievolì. Con un concentrato elenco si può fare riferimento agli eventi più significativi: la diffusione dei media indipendenti e delle nuove televisioni,il finanziamento dei media – Rai compresa – con la pubblicità, che esalta i diritti dei cittadini ai consumi. Nei media prevale l’intrattenimento, una prova dell’indifferenza dei cittadini per la crisi dei partiti tradizionali. Dopo il 1994 il clima politico sembra ravvivato dal mito del capo e dal leaderismo. Gli sviluppi seguenti sono noti.

Attualmente l’attenzione si polarizza sullo scontro fra democrazia e populismo; s’intravedono cambiamenti epocali a livello globale, dalla salute del pianeta a tutti gli aspetti della vita, individuale e collettiva, politici e socio-economici. I media sono chiamati a schierarsi in prima linea, per sollecitare le istituzioni rappresentative nazionali, europee e quelle internazionali alla responsabilità e collaborazione; in particolare nel nostro Paese i giornali e i nuovi media.

Sulla stessa lunghezza d’onda in una proiezione nel futuro Concetta Milone (Università di Bari) ha valutato l’impatto delle nuove tecnologie sul sapere. Viviamo in un’Era nuova, Knowledge Era, destinata a durare a lungo e a cambiare il mondo. E’ compito delle istituzioni culturali formare persone libere e competenti sul piano cognitivo, con un sapere che protegga la società da una falsa conoscenza.

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