Un governo nella palude dei personalismi

Una discussione quasi a ruota libera sulla legge di bilancio dovrebbe preoccupare assai il governo

Già la formula degli accordi sulla manovra “salvo intese” non lasciava presagire nulla di buono. Si pensava che bastasse per rinviare il confronto all’aula parlamentare, quando la legge di bilancio sarebbe andata in discussione. Si sarebbe guadagnato del tempo e poi le vecchie volpi del gioco parlamentare sanno bene che nella confusione di quel tipo di discussioni si può far passare tutto senza che sia troppo visibile sia chi ha governato le operazioni sia a cosa si puntasse. Non è stato possibile, perché la maggioranza è un coacervo di forze non solo in lotta fra loro, ma alcune anche con problemi al loro interno ( Di Maio sembra in crescente difficoltà nella gestione di M5S).

A complicare le cose c’è la scadenza delle elezioni in Umbria domenica 27. Come siano messe le cose in quel campo non è molto chiaro. Salvini dà la destra (ormai parlare di centrodestra non ha più senso) sulla via di una grande affermazione anche se non si sa sulla base di quali dati. Certo qualcosa deve avere in mano, altrimenti rischia a fare questo genere di profezie, perché se fosse smentito dall’esito del voto dopo averlo dato per trionfale non vedrebbe consolidata la sua leadership. Un altro dato che filtra dalle cronache dei giornali è che ci sarebbe uno scarso impegno da parte dei Cinque Stelle a favore della coalizione umbra col PD, mentre circolano veleni sul suo candidato governatore che avrebbe un passato di simpatie di centrodestra.

Se questo spiega la cocciutaggine di Di Maio e Bonafede nel voler vedere piantate ad ogni costo le loro bandierine su una revisione delle misure di contrasto a quella che si sa essere l’evasione fiscale corrente specie nei loro feudi al Sud (commercianti, artigiani: POS più limiti all’uso del contante), non nasconde la miopia di questo calcolo. La trovata di cammuffarlo con l’imposizione di una legge draconiana che aumenta le pene detentive ai grandi evasori è poco efficace. Tutti sanno che è una specie di “grida” di manzoniana memoria: spaventa quelli che non evadono, mentre gli evasori sanno che è difficilmente applicabile. Come sempre ciò che rende temibili le pene non è il fatto che siano pesanti, ma il fatto che non si riesca ad evitarle se si delinque: fa più paura finire due anni in carcere se sai di avere poche speranze di farla franca, che avere la minaccia di dieci anni se pensi che ti capiteranno solo se sei molto, ma molto sfortunato.

L’accordo trovato per tacitare un Di Maio in crisi di visibilità è la classica trovata da furbetti della politica: le normative su POS e contanti si mantengono, ma scatteranno non subito, bensì a luglio del prossimo anno. Qualcuno dovrebbe spiegare a questi politici che questo dà un messaggio confuso, perché sa di mezza marcia indietro, più per dare tempo agli evasori di sistemare i loro affari che per negoziare con le banche il mitico sconto sulle commissioni. Se il problema fosse stato quello, bastava che lo stato alleggerisse il peso del contributo fiscale sulle rendite certificate dagli scontrini …

Per compensare quanto si è consentito ai Cinque Stelle, si è dovuto poi accontentare Renzi diciarando che c’era licenza di emendamento nel dibattito parlamentare. Questo permetterà al nuovo partito di Italia Viva di esibirsi con proprie proposte senza poter essere accusato di venir meno al vincolo di coalizione. Magari poi quelle proposte non passeranno, ma a Renzi basta conquistare la visibilità: il resto lo si rinvia a dopo.

Una discussione quasi a ruota libera sulla legge di bilancio dovrebbe preoccupare assai il governo: nelle attuali condizioni può succedere di tutto, con le lobby più scatenate del solito. Del resto se ogni giorno esce una diversa impostazione, o una correzione di quel che si era annunciato il giorno prima, se c’è una libertà di intervento per le forze politiche persino della maggioranza (la libertà dell’opposizione è ovvia) , sarà impossibile raddrizzare in corso d’opera una manovra che tutti giudicano come abborracciata, priva di identità e di incisività.

Pensiamo poi a cosa potrebbe succedere se le urne dell’Umbria dessero un risultato destabilizzante anche solo per una delle forze della coalizione di governo (peggio se ovviamente toccasse alla coalizione nel suo complesso). La gestione del passaggio parlamentare della legge di bilancio diventerebbe un’avventura.

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