A Denno, quei meleti che scendono al Noce

Tra il XII e XIII secolo si trova un de Eno. Il toponimo non sembra poter essere ascritto al latino Ennius che sarebbe Egno; pare riferibile invece ad un Enna e sarebbe confrontabile con Enidadae (da cui deriverebbe il luogo in provincia di Bolzano, Egna). Nel medioevo sul dosso dei Ricci sorgeva l’antico “Castrum Enni”: gli Enno erano allora tra i più potenti signori della Valle di Non. Furono gli Enno a costruire poi il castello di Nanno.

Denno fu anche sede dei capitani vescovili delle Valli di Non e Sole. L’economia era basata in passato su agricoltura, seta e vino. Oggi il paese si allarga sulla destra Noce sopra un terrazzo tra le valli del rio Pleggio e del torrentello che scende da Termon. L’ economia poggia sulla coltivazione intensiva del melo. Non mancano artigianato e turismo. La chiesa pievana di S. Gervasio e Protasio è ricordata dal 1248. Altre chiese sono quella di S. Agnese e di S. Pietro decorata dai Baschenis.

Lo stemma è stato riconosciuto il 20 gennaio 1930 e allude al castello dei Signori de Enno. Una banda azzurra attraversa il campo d’argento su cui campeggia un castello d’oro e rosso merlato alla ghibellina. Ornamenti esteriori di Comune con fronde fruttate di alloro e quercia non legate.

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