A 17 anni, quando sei animato da grandi ideali, il mondo in cui sei cresciuto può diventare molto stretto. Incredibilmente stretto. Come una maglia che – dopo un giro in lavatrice – esce di due taglie più piccola. E allora vien voglia di strapparsela di dosso questa maglia, per non essere più imbrigliati nei movimenti. È un po’ quello che accade a Bianca, adolescente ribelle di Lugano, che lascia la capitale finanziaria luganese per andare a vivere in un’altra città di confine, Bolzano, dove ad accoglierla c’è lo zio Fausto. E un mondo di persone che non t’aspetti. Prende il via da qui il lungometraggio “Cercatori d’Angeli”, scritto e diretto da Leopoldo Pescatore, le cui riprese – dopo cinque settimane di lavorazione a Bolzano e in Alto Adige – si sono concluse in questi giorni a Lugano.
“Cercatori d’Angeli” è una favola moderna, tra solidarietà, identità locale e lotta allo spreco alimentare, che trae ispirazione da un progetto reale, quello dei “Cacciatori di briciole”, realtà ideata all’interno dell’associazione “Volontarius” dal bolzanino Christian Bacci. Partito nel 2013 da Bolzano, il progetto è arrivato anche a Merano e Brunico. Chi vive in questi centri abitati li conosce bene i “Cacciatori di briciole”. Ogni sera, quando bar, panifici, pasticcerie, fruttivendoli e negozi di alimentari sono prossimi a tirar giù le serrande, arrivano loro. Sono sempre in due, in sella a due “bici cargo” elettriche, in cui raccolgono il cibo che non è stato venduto e che altrimenti verrebbe buttato. Briciole che vengono raccolte e subito redistribuite a persone e famiglie in difficoltà.
Una lotta allo spreco, che si fa solidarietà. Nell’intreccio tra realtà e finzione, sul grande schermo Bianca (interpretata da Sophia Anna Teodorczyk Losito) impara a conoscere i “cacciatori” grazie a suo zio Fausto, che è il fondatore dell’associazione. E con i “cacciatori” Bianca entra in contatto anche con le persone che, nel ricco capoluogo altoatesino, vivono ai margini della società. Tra questi c’è Franz, che diviene per la diciassettenne una figura di riferimento, un’occasione di crescita e di scoperta dei valori della solidarietà. Anche il personaggio di Franz si ispira ad una persona realmente esistita. Si chiamava Giovanni Valentin ed era il clochard più famoso del centro storico. Tutti lo chiamavano “Hans cassonetto”: “Hans” come diminutivo di Johannes (Giovanni in tedesco) e “cassonetto” perché soprattutto di notte, ma anche di giorno, sbucava fuori dai bidoni dell’immondizia. Piccolo, sporco e puzzolente, con il mozzicone di sigaretta raccattato da terra perennemente acceso, appeso all’angolo della bocca, nei primi anni Duemila Hans correggeva la differenziata “fatta male”, perché la carta va con la carta e la plastica con la plastica. “Hans cassonetto” è morto arso vivo la notte di Natale del 2011, mentre tentava di difendersi dal freddo. Aveva 66 anni, “Hans cassonetto”, che non era una vittima del capitalismo, ma un suo tenace avversario.
Dopo la sua morte, si scoprì che aveva rifiutato un’eredità milionaria composta da una villa, svariati appartamenti, terreni, boschi e un conto in banca a sette zeri. A lui, nel 2021, era stato dedicato un murales, che con il tempo si è scrostato. Ora “Hans cassonetto” rivivrà nel film di Leopoldo Pescatore, dove accompagnerà Bianca nella sua crescita interiore, esplorando temi universali come l’identità, il rapporto tra le generazioni e il valore delle piccole azioni quotidiane. Una crescita che sarà alimentata dagli incontri con le persone che vivono ai margini della società – come Franz – e che la giovane incontra proprio grazie all’attività dei “Cacciatori di briciole”.
La produzione del film è firmata da Settembre Produzioni. “La scelta di girare a Bolzano – spiega la producer Carla Finelli – è stata guidata dalla volontà di dare ulteriore visibilità a una tematica a fondo sociale di grande valenza e valore come ‘Cacciatori di briciole’, in una città, Bolzano, che non è solo uno sfondo, ma un vero e proprio contenitore sofisticato che ha accolto la storia al proprio interno”. Fedele al principio ispiratore dei “Cacciatori di briciole”, la produzione dei “Cercatori d’Angeli” si inserisce in una progettualità sostenibile, in linea con i protocolli Green. Il capoluogo altoatesino si rivela nel film in tutta la sua dualità: da un lato la città ricca, turistica e ordinata, con il mercatino di Natale e le vie eleganti del centro; dall’altro i quartieri periferici, i sottopassi ferroviari e le aree industriali dismesse dove si consumano le storie di marginalità che “Cercatori d’Angeli” intercetta ogni notte.