Ginepro e gin trentino, anche in cucina

La grappa non è l'unico distillato del Trentino. In Val Rendena si distillano radici di genziana e bacche di ginepro da più di 150 anni e oggi in provincia si producono interessanti etichette di gin

Penso che non lo si possa proprio negare: il gin è veramente il distillato del momento. Negli ultimi cinque anni, complici la moda e il desiderio di bere in modo più consapevole e informato, le esportazioni di gin dal Regno Unito sono cresciute del 32% mentre le etichette di produzione italiana sono passate da meno di dieci a quasi un centinaio in pochissimo tempo.

Si può quindi parlare di un vero e proprio boom, o più propriamente di una riscoperta visto che questo distillato ha alle spalle una lunga storia. Documenti dell'Università di Leida ne attribuiscono la paternità al medico olandese Franciscus Sylvius che lo elaborò per la prima volta verso la metà del Seicento come rimedio contro la febbre. Dai Paesi Bassi il gin si diffuse rapidamente in Inghilterra dove nel 1690 raggiunse l'apice della produzione.

Altri fonti storiche ne collocherebbero invece l'origine tra l'XI e il XII secolo nei monasteri italiani. In quell'epoca in questi luoghi di culto si sperimentavano medicina e farmaceutica utilizzando come base distillati di “aqua vitae”, cioè “acqua di vita”. Queste sostante alcoliche create a scopo terapeutico venivano rese più appetibili e efficaci grazie all’aggiunta di erbe locali come il ginepro che cresce rigoglioso in tutta Italia.

Ed è proprio al ginepro e alle sue bacche che il gin deve il suo nome e il suo aroma inconfondibile. Per la produzione di questo spirito si parte generalmente da un alcol dal gusto neutro ottenuto dalla fermentazione e distillazione di cereali. In esso vengono lasciate in infusione bacche di ginepro insieme ad altre essenze, dette botanicals, che ne caratterizzano l’aroma e i profumi: coriandolo, angelica, radice di iris, buccia di limone e di arancia, finocchio e liquirizia sono i più utilizzati.

Già maestri nell’arte della produzione della grappa e, ispirati dai botanicals autoctoni, diversi distillatori trentini si sono recentemente cimentati nella produzione di gin ottenendo risultati molto interessanti: il Tovel’s Gin della distilleria Valentini, il Gin Pilz della Pilzer e il Gilbach Gin di Gilmozzi e Bachmann sono annoverati nella lista delle migliori etichette italiane del momento. In questi spiriti il ginepro locale è abbinato a fiori di sambuco, limoni del Garda, semi di cumino, gemme di mugo e di cirmolo, radici di genziana e achillea.

Ma è possibile ottenere un gin anche direttamente dalla fermentazione e distillazione di bacche di ginepro in purezza. Proprio in Trentino, a Spiazzo in Val Rendena, la famiglia Boroni produce questa “acquavite di ginepro” da più di 150 anni seguendo una ricetta segreta di famiglia tramandata e custodita per quattro generazioni. In Italia le realtà che distillano ginepro puro sono soltanto tre.

Se le bacche di questa pianta sono una spezia molto utilizzata in cucina per la preparazione dei piatti a base di selvaggina, dei crauti e della carne di maiale, anche il gin riserva interessanti sorprese. Se ne apprezzate l'aroma selvatico vi consiglio di utilizzarlo per sfumare il riso in un risotto al gin e frutti di bosco oppure al gin e allo speck. Usatelo insieme a olio extravergine di oliva e succo di limone per marinare un filetto di salmerino prima di cuocerlo alla brace. Infine provate a usarlo per condire e dare colore ad un carpaccio di carne salada trentina.

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