La fine dell’anno passato ha visto concludersi, con la pubblicazione dei dati, il processo di rilevamento della consistenza dei gruppi linguistici in provincia di Bolzano. Non una semplice curiosità statistica, ma numeri che possono pesare sulla vita delle comunità e delle singole persone, dal momento che i posti pubblici, la rappresentanza in determinati organi di partecipazione e una parte delle risorse delle pubbliche amministrazioni sono ripartiti secondo la logica della cosiddetta “proporzionale etnica”, anche se nel tempo sono stati introdotti criteri meno secchi. Ad esempio, l’art. 15 dello Statuto di autonomia: “La Provincia di Bolzano utilizza i propri stanziamenti destinati a scopi assistenziali, sociali e culturali in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo linguistico e in riferimento alla entità del bisogno del gruppo medesimo…”.
La “proporzionale” è un correttivo che – pensiamo al caso delle “quote rosa” – serve per tutelare la parte momentaneamente o strutturalmente più debole. Uno strumento di protezione che però rischia di perpetuare la logica della divisione tra i gruppi (Alex Langer parlava di “gabbie etniche”) e mette in crisi di identità soprattutto coloro che non sono in grado di dire se sono di lingua italiana, tedesca o ladina. È la condizione delle famiglie mistilingui o dei nuovi cittadini. Per questi, ad evitare forzature e imbarazzi identitari, è data la possibilità di aggregarsi ad uno dei tre gruppi ufficiali ai fini dell’applicazione della proporzionale, senza dover per forza dire che cosa si “è”. Altrove si potrà ragionare sulla sensatezza, soprattutto in questi contesti, di espressioni come “sono tedesco”, “sono italiano” invece che “parlo tedesco”, “parlo italiano”.
Si può dire in sintesi che le “conte etniche” sono figlie dei nazionalismi. Non a caso le prime, nella vecchia Austria, furono condotte a partire dall’800 e provocarono costanti e vivaci polemiche. I metodi di rilevazione e i risultati furono spesso contestati dall’una o dall’altra parte, proprio perché si aveva una visione muscolare della consistenza delle cosiddette “nazionalità”. Più siamo, più forti saremo. Se siamo la maggioranza, avremo diritto ad avere il sindaco, il presidente, il vescovo o il direttore. Agli altri sarà riservato il ruolo di “vice” oppure saranno confinati in una loro riserva. Dinamiche che, nate nel diciannovesimo secolo, non hanno per nulla esaurito i loro effetti perversi nel primo quarto del ventunesimo secolo. Poiché il “pensiero etnico” è vivo e vegeto.
Eppure il censimento linguistico, protrattosi tra fine 2023 e 2024, si è svolto in modo relativamente tranquillo. La popolazione ha mostrato in realtà poco interesse, tanto che solo una minoranza ha partecipato alla rilevazione digitale, rendendo necessario un maggiore impegno degli uffici provinciali nella successiva rilevazione cartacea. La vera novità del censimento 2023/2024 non sta solo nell’aver introdotto la dichiarazione online o nel fatto che esso non è avvenuto contemporaneamente al censimento generale della popolazione (che un tempo si faceva ogni dieci anni), ma soprattutto nei risultati.
Se è vero che le variazioni sono minime, c’è però un’inversione importante nella tendenza che aveva visto un calo continuo del gruppo linguistico italiano dopo l’entrata in vigore della riforma dello Statuto nel 1972. Molti osservatori avevano ipotizzato che la percezione di un indebolimento strutturale del gruppo linguistico italiano, a causa dei mutati equilibri etno-politici, aveva portato molti a dichiararsi “di lingua tedesca”, cosa che tuttora è prassi per la maggioranza dei figli di famiglie miste, che in tal modo ritengono di dare alla prole maggiori possibilità nel duro agone della vita nella Terra tra i monti. Come dire che a seconda del momento storico conviene nascere italiani o tedeschi.
La consistenza dei gruppi linguistici risulta ora nella seguente composizione percentuale: 68,61 per cento per il gruppo linguistico tedesco, 26,98 per cento per quello italiano, e 4,41 per i ladini. La consistenza del gruppo linguistico italiano è cresciuta di 0,92 punti percentuali, mentre quella dei gruppi tedesco e ladino è diminuita rispettivamente di 0,80 e 0,12 punti percentuali. Sulla base delle comunità comprensoriali, la popolazione di lingua italiana è presente maggiormente a Bolzano (74,71 per cento), Bassa Atesina e Oltradige (34,14), Burgraviato (22,35), Alta Valle Isarco (17,42), mentre è meno rappresentata nelle comunità comprensoriali Valle Isarco (13,99), Pusteria (8,06), Salto-Sciliar (6,00) e Venosta (3,46). Da aggiungere – a sottolineare quanto poi le persone valgano sempre più dei numeri e delle appartenenze – che in Alto Adige (dati di fine 2023) vivono anche 55.490 cittadini stranieri, pari a un decimo della popolazione, appartenenti a decine di ulteriori “nazionalità”, provenienti da147 Paesi.