Il muro a secco è stato il primo manufatto umano ed è presente in tutte le culture del pianeta. Rappresenta il tentativo di modificare l’ambiente e il paesaggio in un esempio di rapporto armonioso tra uomo e natura. Generazioni di uomini e donne anche in Trentino fecero sacrificio di se stessi in favore delle generazioni a venire per strappare alle pendici montane fazzoletti di terra lavorabile, prati falciabili, vignali od orti , ma soprattutto creando opere di fondamentale importanza per la difesa del suolo.
Se non bastasse questi semplici muri a secco rappresentano oggi delle mirabili nicchie ecologiche dove vivono insetti, ragni, rettili, uccelli e piccoli mammiferi accanto a specie vegetali chiamate “rupicole” di particolare bellezza, e licheni, muschi, piccole felci. E quando questi muretti vengono abbandonati ad un certo punto il rovo spunta come pioniere preparando il terreno alle piante arboree che lentamente riporteranno le cose come erano prima dell’intervento dell’uomo.
È il Rubus Ulmifolius, “rovo comune” di cui possiamo gustare in questo mese di settembre le sue drupe dal sapore gradevolissimo chiamate more. Appartiene alla famiglia delle Rosacee, a differenza dei lamponi necessita di posizioni più soleggiate. I raggi del sole conferiscono ai frutti una maturazione completa con ricchezza di zuccheri e sostanze preziose oltre ad un gusto rotondo. Il rovo è pianta arbustiva perenne, sarmentosa con fusti aerei a sezione pentagonale lunghi fino a 6 metri ed anche più, provvisti di spine arcuate. Tende a diffondersi rapidamente e si eradica con difficoltà.
Le numerose varietà oggi coltivate sono il risultato di un intenso lavoro di miglioramento genetico e ibridazione attuato principalmente presso istituti di ricerca statunitensi e inglesi. I risultati hanno portato ad ottenere piante prive di spine, con frutti di pezzatura più importante e dalla forma perfetta. La pianta si propaga facilmente per talea oppure per capogatto (margotta di punta). Quest’ultima consiste nell’interrare l’apice dei tralci nel terreno e aspettare la radicazione autunnale. Pianta generosa, dotata di estrema rusticità e vigore vegetativo, produce abbondantemente. Resiste bene alle basse temperature invernali, soffre la siccità mentre gli eccessi di umidità provocano marciumi soprattutto in corrispondenza della raccolta. Necessita di sostegno attraverso tutori.