La pausa forzata delle stagioni della pandemia non ha frenato ma anzi ha ridato entusiasmo sempre genuino alla Filodrammatica San Martino di Fornace, tornata sul palco con tenace fedeltà ad una tradizione che parte da lontano: “Siamo una realtà che sembra essere sempre esistita, pure i nostri bisnonni, nonni e genitori ne facevano parte”, si raccontano gli attori “fornasi” che menzionano il parroco degli anni Settanta, don Corrado Calliari, poi il lavoro avviato 30 anni fa da Lino Roccabruna e quindi la passione trascinante dell’attuale regista Camillo Caresia.
Forte dei riconoscimenti ottenuti in passato da varie giurie, la San Martino ha attraversato l’epopea medioevale con “Bertoldo” e poi con l’esilarante “I tre moscatieri” in un gustoso dialetto trentino. Nel nuovo lavoro invece torna alla recitazione in italiano – un registro che (quasi) tutti gli attori mostrano di praticare con disinvoltura – puntando su un complesso testo, scritto da Gianluca Danieli (pure interprete), che ha messo a frutto una formazione drammaturgica ormai matura.
“Un colpo (quasi) perfetto” è un testo intrigante e godibile, fondato su una precisa caratterizzazione di coppie o tris di personaggi che arrivano a intrecciare le loro vicende come nel più classico dei thriller costruito attorno al più inverosimile dei reati: il furto di un misterioso disco in vinile in un ambiente domestico in cui collezionisti, ladri di professione e furfanti improvvisati incrociano in raid notturni le luci delle loro torce. Molto efficace l’apertura del sipario con un prologo quasi al buio, solo musicale: nei movimenti felpati dei protagonisti si apprezza la valorizzazione del mimo da parte dell’autore e del regista Camillo Caresia; altrettanto innovativo per nulla artificioso – il ricorso alla tecnica delle ombre cinesi per restituire l’effetto soffuso del mistero. Un caleidoscopio di situazioni che travolge tutti ad alta velocità (soltanto all’inizio del secondo atto il testo accusa un calo di ritmo) fino all’escalation di un finale davvero sorprendente, segnale della fervida capacità immaginativa dell’autore. Le trovate scenografiche assecondano l’alternanza caleidoscopica degli ambienti – molti “ruotano” e tornano proprio come avviene nel nostro quotidiano – ma vengono realizzate con un livello di pulizia quasi professionistica, con rare sbavature o pause temporali. Felicemente corale la recitazione, imperniata su alcune caricature davvero felici (il gioco di parole di qualche battuta risulta invece un po’ stantio) e personaggi ben tratteggiati (discutibile soltanto la funzione teatrale della bambina) fino alla composizione conclusiva di un affresco comunitario, in grado di regalare non solo sorrisi. Si esce da teatro (molto accogliente la rinnovata sala di Fornace dove lo spettacolo ha già avuto due repliche) con l’invito a riflettere sulla natura umana (“l’occasione fa l’uomo ladro”) e sulla tenuta della nostra onestà davanti alle piccole e grandi tentazioni.
“Un colpo (quasi) perfetto” è programmato a Zivignago domenica 9 febbraio alle 17 e poi, in marzo, a Civezzano (Teatro Comunale, sabato 8 alle 20.45) e a Volano (Teatro Concordia, venerdì 14 alle 20.45).